L’ultimo attacco arriva nella seconda puntata del Festival verso mezzanotte. «Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler», dice Fedez nel suo brano che, precisa, «non è stato annunciato allo staff della Rai, voglio assumermi la piena responsabilità». Le parole del cantante fanno riferimento alle critiche mosse dalla deputata di FdI Maddalena Morgante alla presenza di Rosa Chemical nello show, definita come «l'ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida, temi sensibilissimi che da sempre Fratelli d’Italia contrasta». Durante la sua esibizione, invece, Fedez strappa una vecchia immagine del viceministro Galeazzo Bignami, risalente, stando a quanto riferito dallo stesso esponente di FdI, ai primi anni 2000, durante il suo addio al celibato. Lo scatto, che lo ritrae con al braccio una svastica nazista, era stato diffuso dai media nel corso della campagna per le regionali emiliano-romagnole del 2016. Insomma, Sanremo fa discutere. Anche i politici. Continua il dibattito sulla lettera del presidente dell’Ucraina Zelensky, che Amadeus dovrebbe leggere durante la serata finale. Ma alcuni esponenti discutono anche della presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella prima serata.
Il capo dello Stato ha seguito l’intervento di Roberto Benigni, che ha celebrato, a modo suo, il settantacinquesimo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana. Per il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi, «la cosa più bella del festival» è stata proprio «la presenza del presidente Mattarella», e ha aggiunto: «Vedere il capo dello Stato e ascoltare il nostro Inno è stato emozionante, per il resto abbiamo dovuto dare un cachet ricco a Roberto Benigni per ricordarci la bellezza di una Costituzione e di una libertà di pensiero che in Italia è stata difesa dalle forze moderate contro ideologie comuniste. Sarebbe stato meglio chiamare sul palco Sabino Cassese, piuttosto che trasformare un comico in un costituzionalista».
Ma sono state le parole del vicepremier Matteo Salvini a catalizzare lo scontro. Prima si è soffermato sul presidente ucraino: il fatto che a Sanremo «non ci sia la presenza di Zelensky non mi dispiace - ha detto a Rtl 102.5 - Portare la guerra al Festival mi sembra fuori luogo. Speriamo che ci siano belle canzoni». Poi sulla presenza del capo dello Stato, Salvini ha aggiunto: «Se ha scelto di andarci, ha diritto di svagarsi. Non faccio polemica. È un momento abbastanza complicato per far la polemica sul Festival».
Il monologo di Benigni sulla Costituzione? «Non penso che la Costituzione debba essere difesa sul palco del Festival». Parole che non sono piaciute al Pd: «Salvini continua a cercare armi di distrazione di massa dalla sua caduta libera - attacca l’eurodeputata Alessandra Moretti -. Lasci stare Mattarella che a Sanremo non è certo andato a svagarsi ma a promuovere il nostro bene più prezioso: la Costituzione. Bravo Presidente!». Ci ha pensato l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, a ringraziare il presidente della Repubblica che «ha nobilitato con la sua presenza il debutto di questa edizione richiamandoci ai valori fondanti della nostra Costituzione» e Roberto Benigni «che se ne è fatto magistrale interprete». Sulla lettera di Zelensky, il leader del M5s Giuseppe Conte, invece, taglia corto: «Ne abbiamo discusso troppo. Mandi pure questa lettera e va bene così».
Caricamento commenti
Commenta la notizia