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Svelate le canzoni del Festival: pochi richiami alla pandemia, nei testi prende piede la paura

«Vorrei fosse un festival attuale». È questo l’auspicio che Amadeus fa per la 72/a edizione che prende il via il primo febbraio e che segna la sua terza direzione artistica consecutiva. Un festival che si sperava fosse quello della rinascita, segnando il ritorno alla normalità e che invece «basterebbe fosse una via di mezzo tra il primo e quello dell’anno scorso».

Attuale, nel senso di canzoni con un futuro radiofonico (obiettivo di Ama da sempre), vedremo. Di certo non d’attualità. Nel tradizionale ascolto dei brani in gara, riservato alla stampa quindici giorni prima dell’inizio della manifestazione, quello che è sembrato chiaro è che gli artisti hanno preferito - come già l’anno scorso - chiudersi in un’atmosfera più personale. Pochi, pochissimi i riferimenti alla pandemia, con la quale conviviamo ormai da due anni. Solo Dargen D’Amico che cita le mascherine (e canta «senza live con il pile sul divano») e La Rappresentante di Lista del palermitano Dario Mangiaracina e della palermitana d'adozione Veronica Lucchesi («nel silenzio della crisi generale») affrontano a viso aperto le paure di tutti.

Sono piuttosto i sentimenti, i silenzi, la paura di confrontarsi con se stessi, a farla da padrone. Una sfera intima e intimistica che forse fotografa la bolla nella quale volente o nolente ci si è chiusi da mesi. Eppure, la voglia di divertirsi non mancherebbe: almeno cinque brani su 25, un quinto, strizzano l’occhio alla dance più sfrenata. «Evidentemente c'è voglia di ballare - commenta Amadeus -. Una mancanza fortissima per i giovani. È un dispiacere che non possano ballare».

Poche le trasgressioni nei testi, qualche parolaccia come di consueto, ma niente da far tremare i polsi ai benpensanti. Un «fanculo» urlato da Achille Lauro, una «stronza» cantata da Noemi: un festival tutto sommato bon ton. Che canta l’amore, tra lei e lui, ma anche tra persone senza definizioni di gender come fanno Michele Bravi o Mahmood e Blanco.

Tra pop, melodico, urban, soul, grande assente quest’anno è il rock, dopo la vittoria dei Maneskin e la loro successiva affermazione a livello mondiale, con Le Vibrazioni unici rappresentanti a portarne alto il vessillo.

Con gli ascolti, dunque, è partita ufficialmente la marcia di avvicinamento alla manifestazione. Anche se tante caselle vanno ancora riempite. Finora gli ospiti confermati sono solo Checco Zalone e Cesare Cremonini. Sugli arrivi dei big stranieri pesa la situazione pandemica, che rende difficoltosi gli arrivi dall’estero (mentre per ora l’Ariston rimane a capienza piena). E allora si punta sulle glorie nostrane: si fanno i nomi di Marco Mengoni, Laura Pausini, Ultimo, Fiorello per la serata del sabato. Ma Amadeus non si sbilancia: «Fiore? Ma magari. I Maneskin? Non lo so, speriamo. Parlo solo di chi c'è al 100%».  E a esserci, nella serata delle cover e dei duetti, come confermato da lei stessa nella serata di Capodanno, c'è Loredana Bertè.

Già annunciate le cinque co-conduttrici che affiancheranno il direttore artistico sul palco: Ornella Muti, Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta, Sabrina Ferilli. «Una scelta dettata dalla volontà di fare un omaggio al mondo del teatro, della fiction e del cinema che ha vissuto momenti difficile in questi mesi». Il festival, assicura Amadeus, ricorderà anche Raffaella Carrà e Franco Battiato, recentemente scomparsi, e Lucio Dalla, di cui ricorrono quest’anno i 10 anni dalla morte. E prende un impegno per ricordare anche Milva. Un festival da maratona notturna anche quest’anno? «Non avendo i giovani in apertura, anticipiamo l’ingresso in gara dei big. Non è un mio desiderio scientifico arrivare alle due di notte. Vorrei poter chiudere prima, magari riusciamo a finire 20 minuti prima».

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