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Tra mostri e samurai, in passerella il viaggio immaginario di Gucci

MILANO. Non c'è bisogno di spostarsi per viaggiare, anzi: aprire un libro, frugare in soffitta, cercare immagini sul web, scavare nella memoria, lasciarsi affascinare dai racconti altrui possono aprire un immaginario spesso più affascinante della realtà.

È questo il viaggio che Alessandro Michele fa compiere all'uomo Gucci della prossima estate, tra mostri marini, echi giapponesi, richiami all'Inghilterra ottocentesca e ricordi di infanzia.

«A me non piace viaggiare, non ho bisogno di spostarmi per farlo, preferisco - racconta il direttore creativo - immaginarmi le cose e adoro non sapere cosa mi aspetta, perchè quando sai tutto il tuo immaginifico trova dei limiti».

In fondo questo è il suo modo di lavorare per Gucci, quel racimolare elementi diversi che apparentemente non dialogano tra loro e farli incontrare per evocare altro. Questa volta questo «bimbo archeologo che cerca nella sabbia e trova cose preziose, anche solo per lui» ha messo insieme vari elementi tutti ispirati a un viaggio filtrato dall'immaginazione: l'Asia vista con gli occhi di un bambino, tra samurai e strani mostri marini, gli ammiragli in pensione e i damerini di certi romanzi inglesi ottocenteschi, madama Butterfly e i dandy.

«Quando ho iniziato a mettere insieme la collezione - racconta Michele - ho immaginato quegli strani personaggi della letteratura inglese alla Jane Austen, viaggiatori che diventavano ricchissimi andando per mare e poi tornavano in Inghilterra, arrivando nei manors abitati da persone che non avevano mai viaggiato, come me».

Così in questa collezione c'è molto di quel gusto quasi infantile di immergersi in una realtà più immaginata che vissuta, quasi come tra le pagine di un romanzo d'avventura per ragazzi.

«Mi piace quando mi raccontano di viaggi e paesi lontani, ma non so se mi piacerebbero altrettanto - conferma Michele - se ci andassi».

Il romanzo di avventura si apre con l'entrata in scena dell'ammiraglio in pensione con il suo cappotto verde, poi arrivano i mostri marini stampati e ricamati sui bomber e i completi con shorts; i marinai con il trench giallo, la cerata rossa, la maglia a righe con il fiocco rosso; i pirati ricamati sui gilet; i damerini con la marsina; i samurai con il pigiama kimono su cui si arrotolano serpenti ricamati. Ed ecco arrivare i nobili con le calze di pizzo e le ciabattine da dandy, gli abiti pigiama damascati, la giacca da smoking con le rose. Tessuti cinesi, fiori, tigri e linci, serpenti e mostri si mescolano a galloni e mostrine, a scritte e inserti pop come la sagoma di Paperino, all'attitudine sportiva dei pantaloni sartoriali tagliati come quelli da jogging, delle felpe con il cappuccio, delle tute di seta stampata. Alla fine di questo piccolo viaggio il ritorno a casa, che è «ogni volta diversa ma sempre uguale», come la moda di Michele per Gucci.

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