Si ignorano al momento le cause tecniche dell'incidente. Le immagini dal luogo del disastro, un grosso cratere, fanno presupporre che l'impatto abbia praticamente disintegrato l'aereo, lasciando sul terreno piccoli pezzi di rottami, in un'area grande quanto un campo di calcio.
In questo scenario potrebbe complicarsi la ricerca delle scatole nere, fondamentali per ricostruire le ultime fasi del volo. La stessa Ethiopian ha invocato pazienza. "È troppo presto per fare illazioni, ci saranno ulteriori indagini", ha spiegato l'ad della compagnia Tewolde Gebremariam, precisando che ci sarà l'assistenza di "tutte le controparti, inclusi il produttore Boeing, l'autorità dell'aviazione civile etiope e altri enti internazionali".
Gli Stati Uniti invieranno un loro team, ed anche l'Italia potrebbe chiedere di partecipare, perché suoi cittadini sono rimasti coinvolti. Quanto al velivolo precipitato, si sa che era un Boeing 737-8 Max, consegnato alla compagnia a metà novembre. La sua ultima manutenzione era stata recente, risaliva al 4 febbraio, ed il comandante era considerato esperto, con oltre 8mila ore di volo all'attivo.
C'è però un'analogia con un altro disastro accaduto di recente. Il 737-8 Max è lo stesso modello dell'aereo della compagnia privata indonesiana Lion Air inabissatosi nel Mar di Giava lo scorso ottobre, con 189 persone morte. Anche in quel caso, pochi minuti dopo il decollo, da Giakarta. Ancora oggi non è stata stabilita la causa di quell'incidente, a parte un malfunzionamento ricorrente nei quattro voli precedenti effettuati da quell'aereo, nel sensore della velocità.
L'Ethiopian ha però chiarito che nel suo apparecchio non c'erano anomalie prima della partenza. Allo stesso modo, vari esperti di sicurezza ritengono prematuro confrontare i due incidenti fin quando non si saprà di più su quanto è successo in questa maledetta domenica nei cieli dell'Etiopia.
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