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La morte di Scaparro, il ricordo di Massimo Ranieri: «Un maestro e un amico»

«Questa triste notizia mi è arrivata come un fulmine a ciel sereno», è la prima cosa che dice Massimo Ranieri a proposito della scomparsa, oggi, di Maurizio Scaparro. «Con lui non se ne va solo un amico, ma si chiude una stagione di grandi personaggi, giganti, registi intellettuali che hanno cambiato e rinnovato il nostro teatro», aggiunge all’Ansa l’attore e cantante che con Scaparro ha lavorato più volte, da un «Liolà» pirandelliano a un «Viviani varietà», cominciando nel 1987 con uno storico, meraviglioso «Pulcinella», scritto da Manlio Santanelli partendo da un soggetto cinematografico di Rossellini, più volte ripreso e che lo stesso Scaparro poi tradusse anche in film.

«Di Maurizio, amico e maestro, mi resta il ricordo e la forza della sua leggerezza, la sua ironia, la sua profondità nell’essere sempre sorridente perché io con lui ho riso per 35 anni, anche nei momenti più duri, magari quando, durante le prove di qualche spettacolo, mi doveva far capire cosa non andava e lo faceva sempre con grande leggerezza e sempre col sorriso sulle labbra. Tendeva sempre a sdrammatizzare tutto dicendo che nella vita ci sono cose molto più importanti. Questo anche se per lui il teatro era appunto vita e in quel momento ci dava da mangiare».

Ranieri sottolinea che «Maurizio è stato il mio consigliere su tutto: per un film, per un amore finito, per un testo teatrale sbagliato o una canzone sbagliata. Con lui se ne è andato un vero amico sincero, fraterno, un fratello maggiore e un maestro di vita e di teatro che ora lascia in me un grandissimo vuoto. Una mancanza che avvertirà anche il teatro italiano e tutti noi che facciamo questo mestiere, e dico mestiere e non lavoro, che lui mi ha saputo insegnare in modo meraviglioso».

«Questo mi rimane di Maurizio e mi rimarrà sempre e non finirò mai di ringraziarlo per tutti i suoi geniali e meravigliosi insegnamenti che mi ha lasciato», aggiunge, e conclude commosso «Ciao Maurizio e che Dio ti abbia sempre in gloria».

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