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L'addio a Piero Angela in Campidoglio, il figlio Alberto: «Era come avere Leonardo da Vinci in casa»

Un grazioso quadretto con le note della celeberrima Aria sulla quarta corda di Bach, storica sigla di Quark, accanto a un piccolo razzo spaziale e a un dinosauro con la scritta «grazie Maestro». E poi ancora diversi mazzi di fiori e tanti messaggi di gratitudine e lettere in busta chiusa. È palpabile, in questi piccoli oggetti posti accanto al suo feretro ricoperto di rose rosse, l’affetto commosso e sincero che circonda Piero Angela, scomparso il 13 agosto a 93 anni, a cui oggi Roma e tutta Italia hanno dato l’ultimo saluto.

La cerimonia laica, trasmessa in diretta dalla Rai, si è svolta nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, alla presenza dei familiari, la moglie Margherita Pastore, i figli Alberto e Christine, i nipoti, degli amici stretti e dei collaboratori, e con le istituzioni, dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri che ha accolto il feretro al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e i vertici di viale Mazzini, dalla presidente Marinella Soldi all’ad Carlo Fuortes.

«Ho avuto la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa, che dava la risposta giusta sempre con una capacità di sintesi e analisi in modo pacato. Lui amava ripetere un aforisma di Leonardo da Vinci: “Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire”. Ci ha insegnato tante cose, con libri e trasmissioni, ma anche con l’esempio: negli ultimi giorni mi ha insegnato a non aver paura della morte. La sua serenità mi ha davvero colpito. Se ne è andato soddisfatto come quando ci si alza dopo una cena con gli amici», ha detto commosso Alberto Angela nel corso del funerale laico, conclusosi poco dopo le 11 con un lunghissimo applauso.
«Sembrava riservato - ha continuato - ma dentro aveva un fuoco. Continuerà a vivere in tutti quei ragazzi che con sacrificio cercano l’eccellenza, nei ricercatori, nelle persone che cercano di unire, che cercano la bellezza della natura e di assaporare la vita. La sua è un’eredità non fisica ma di atteggiamento alla vita. Nel suo ultimo comunicato ci ha detto di fare la nostra parte, e anche io ora cercherò di fare la mia».

«Oggi non c'è solo il dolore per il lutto ma anche un sentimento di affetto straordinario e riconoscenza per una persona bellissima che ha saputo unire la razionalità e la passione per la scienza all’umanità e alla mitezza» ha detto il sindaco di Roma Gualtieri dopo la breve cerimonia a cui è seguita la camera ardente.

Dalle 11.30 le porte della Sala della Protomoteca, piena di corone (tra cui anche quella della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio), e con i gonfaloni delle città di Roma e Torino (dove Angela è nato nel 1928), della Regione Piemonte e del comune di Montelupo Fiorentino (di cui il giornalista era cittadino onorario dal 2018), si sono aperte per lasciar entrare i tantissimi che hanno sfidato il caldo afoso della Capitale: centinaia e centinaia di persone in fila, composte e silenziose, giunte già prima delle 10 per portare a Piero Angela il proprio doveroso omaggio. Un fluire ordinato ha scandito la lunga camera ardente, con persone di tutte le età, dai bimbi in passeggino agli anziani, esattamente così come era il suo pubblico, piccoli e grandi insieme, senza distinzioni: in tanti non sono riusciti a trattenere le lacrime, e moltissimi hanno lasciato il proprio nome nel libro firme perché in fondo Piero Angela, con la sua umanità, i modi gentili, la chiarezza dell’eloquio e la sua incrollabile, appassionata fede nella scienza e nel metodo scientifico per decenni è stato una persona di casa, che ha divulgato con tv e libri, ha intrattenuto, ha aperto le porte della conoscenza mostrandone la bellezza. Un maestro, sì, ma di quelli che ti restano dentro tanto sono capaci di appassionare e che non si accontentano di fare una sterile lezione, ma che hanno il dono di saper arrivare agli altri, con semplicità e in modo accattivante, anche quando l’argomento è ostico: un esempio vivente egli stesso, dal momento che per primo Piero Angela non è mai stato stanco di imparare, avere dubbi, fare domande. Membri delle istituzioni e personaggi noti via via si sono mescolati alla folla in arrivo in Campidoglio: in primis il ministro della cultura Dario Franceschini, che ha definito il giornalista e divulgatore scientifico «un uomo immenso, un gigante che ha fatto per la cultura più di tantissimi altri». Poi Enrico Letta, che ne ha ricordato la personalità «eclettica e straordinaria», lanciando l’idea di dare domani il nome di Piero Angela alle scuole superiori italiane, e ancora Pierferdinando Casini, Riccardo Di Segni, Renzo Arbore, Pino Strabioli.

La famiglia, composta nel proprio dolore, ha lasciato attorno alle 13 la Sala della Protomoteca. Nel pomeriggio poi il ritorno di Alberto Angela, accompagnato dai figli: degno erede di suo padre, orgoglioso degli insegnamenti ricevuti, il popolare conduttore a lungo è rimasto accanto al feretro paterno, con un sorriso sereno, per stringere le mani di quel pubblico numeroso che non poteva mancare a questo ultimo appuntamento. Sulla bocca di tutte le persone che gli si sono avvicinate una sola parola, per lui, e soprattutto per suo padre: «Grazie».

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