Domenica 17 Novembre 2024

Il Paradiso da vicino, viaggio al duomo di Piacenza nell’arte di Guercino

. 2 Affreschi della Cupoladel Duomo di Piacenza che l’artista realizzò tra il 1626 e il 1627 e che si possono ammirare da vicino fino al 4 giugno
Guercino, «Susanna e i vecchi», 1649-1650, olio su tela
. 2 Affreschi della Cupoladel Duomo di Piacenza che l’artista realizzò tra il 1626 e il 1627 e che si possono ammirare da vicino fino al 4 giugno
«Angelo custode», 1641, olio sutela
Affreschi della Cupoladel Duomo di Piacenza che l’artista realizzò tra il 1626 e il 1627 e che si possono ammirare da vicino fino al 4 giugno
«Sant’Agnese», 1652, olio su tela
Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, «La morte di Cleopatra», 1648, olio su tela
«Et in Arcadia ego», 1618, olio su tela

PIACENZA. Altissimi, bellissimi, coloratissimi. Sono gli affreschi della Cupola del duomo di Piacenza dipinti a «buono fresco», tra il 1626 e il 1627, dal pittore emiliano Giovanni Francesco Barbieri che, per il suo strabismo, fu soprannominato Guercino. Fino al 4 giugno, prenotandosi online sul sito guercinopiacenza.com, dopo centosessanta gradini, (a gruppi di venti) vedrete il Paradiso da vicino: nessuno, se non gli addetti ai lavori, prima d’ora era mai arrivato così in alto. Anche voi potrete farlo, a patto che abbiate più di sei anni e che claustrofobia e vertigini non siano un problema visto che salirete per quasi 40 metri d’altezza. Poi sarà, a dir poco, emozionante ammirare, a distanza di braccio, l’azzurro lapislazzulo del cielo sopra la cupola della Cattedrale di Santa Maria Assunta, Zaccaria e gli altri Profeti e, nelle lunette, episodi dell’infanzia di Gesù. E poi paesaggi, putti e Sibille, tutti opera dell’artista «mago della pittura italiana», nato a Cento (allora Ducato di Ferrara) nel 1591 e morto a Bologna nel 1666, (ri)portato alla fama solo nella seconda metà del secolo scorso grazie agli appassionati studi di sir David Mahon. La visione degli affreschi del Guercino è promossa dalla Fondazione Piacenza e Vigevano, dal Comune e dalla diocesi di Piacenza-Bobbio. Sei mesi di lavori per costruire lunghi camminamenti, passerelle e scale elicoidali e, nel sottotetto della navata centrale, un monitor ultra moderno per navigare che, grazie ad un touch screen, vi permetterà di scegliere, vedere e ingrandire ogni particolare. Con Caravaggio, Guido Reni e Ludovico Carracci, Guercino è tra i giganti del Barocco europeo, un vero enfant prodige («c’è un giovine di patria di Cento che è un mostro di natura», scrive di lui Carracci). Influenzato dai maestri bolognesi e ferraresi, se ne distacca presto per il realismo delle scene e per l’aspetto domestico dei soggetti che rappresenta: le sue Madonne, infatti, appaiono come madri comuni che coccolano i loro bambini: una religiosità quasi casalinga, quindi, dove i soggetti si muovono spesso in ambienti modesti e poco canonici. «Dopo un primo periodo di formazione - dice Antonella Gigli, dirigente cultura, musei e turismo e co-curatrice della mostra Guercino tra sacro e profano - al seguito del suo protettore, papa Gregorio XV, si fa conoscere con opere come l’Aurora e la grande tela che raffigura il seppellimento di Santa Petronilla, realizzata per la Basilica di San Pietro». Nel 1623, di ritorno da Roma, avvia una bottega con fratello e cognati. Avendo molti estimatori anche all’estero, effettua la vendita delle sue opere anche per corrispondenza. Grazie al «Libro dei conti», tenuto dal fratello Antonio, ci è noto il suo tariffario: 125 ducatoni per dipingere una figura intera e 80 per una mezza figura. Il prezzo varia anche per il colore usato: i più cari quelli delle opere col pregiato blu lapislazzulo e l’azzurro oltremare. Nel 1626, arriva a Piacenza, chiamato a completare la cupola del Duomo con la tecnica dell’affresco. Il compenso? 1900 ducatoni, cifra che lo rese uno dei pittori più ricchi del suo tempo.

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