BERLINO. Società, ambiente, arte, bellezza e trasformazione.
Sondare il futuro, le politiche collettive, affrontare i dubbi e le paure più taciute.
Il ruolo della Berlinale, il festival internazionale del cinema giunto alla sua 67esima edizione, è partecipativo.
Iniziato giovedì scorso, 9 febbraio, il festival avrà il suo momento di massimo trionfo sabato con le assegnazioni degli Orsi.
Sono diciotto i film in gara quest’anno, più sei fuori concorso.
E al quarto giorno, la situazione è più incerta che mai.
L’Italia quest’anno non partecipa alla sezione competitiva, ma c’è di che complimentarsi. L’Orso d’Oro alla carriera va alla costumista Milena Canonero. Tra i suoi lavori Barry Lyndon, Momenti di gloria, Marie Antoinette e Grand Budapest Hotel; il festival le ha dedicato una retrospettiva con i suoi film. Negli Stati Uniti sono quattro gli oscar e ben nove nomination.
Dieter Kosslick è dal 2001 il direttore responsabile del Festival, mentre la giuria è internazionale si rinnova ad ogni edizione. La presidenza 2017 è stata affidata al regista olandese Paul Verhoeven. I più esperti lo ricorderanno per RoboCop (1987), Total Recall (1990) e Basic Instinct (1992). Gli altri giurati, Maggie Gyllenhaal (USA); Julia Jentsch (Germania); Diego Luna (Messico); Wang Quan’an (Cina); Dora Bouchoucha Fourati (Tunisia); e Olafur Eliasson (Islanda).
Fuori dalla corsa per gli orsi, nella sezione Panorama Special, c’è Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, con Armie Hammer e Timothée Chalamet.
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