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Gli «Sconfini» di Lorenzo Mattotti, quel lato poetico del disegnatore

UDINE. Senza confini, né limiti, né parole.

A villa Manin, a Passariano di Codroipo (Udine), fino al 19 marzo, ci sono solo le visioni, gli umori e gli amori di Lorenzo Mattotti.

«Sconfini», è il titolo della grande mostra che raccoglie quasi quattrocento opere di uno degli artisti più eclettici del nostro tempo.

Esploratore di spazi, tecniche e contesti, pittore, raffinato illustratore, autore oltre che viaggiatore, Mattotti, nel corso della sua carriera (iniziata negli anni ’70), ha alternato con successo gli albi a fumetti, alle riviste internazionali (Le Monde ma soprattutto The New Yorker) passando per i manifesti di grandi manifestazioni (come il festival del cinema di Cannes del 2000 o quella del festival del libro di Montpellier del 2016).

Travalicando il concetto di pittura, fumetto e illustrazione, Mattotti ha lavorato sull’inconscio personale per poi incantarci con le sue forme colorate, struggenti e terrificanti, visioni oniriche, intime o giocose.

Da «Caboto», storia a fumetti con esotiche atmosfere sud americane, alla sua visione panteistica di «Amore», vorticosa e sensuale immersione nel blu d’una coppia i cui due corpi, avvinghiati nell’acqua, diventano uno.

Ma, a villa Manin, ci sono anche gli amanti avvinti nell’oscurità di «Stanze» o le tavole scurissime popolate di mostri e bambini di «Oltremai» disegnate dopo il successo dei suoi «Hansel e Gretel».

E poi ancora energiche e scurissime chine ma anche coloratissimi pastelli, metafisiche incisioni e pitture lievi.

Mattotti, al netto di tutte le definizioni, cosa c’è scritto sulla sua carta d’identità? Disegnatore, autore, narratore, illustratore, viaggiatore…

«Illustratore ma solo per comodità. Nella mia carriera mi sono occupato del disegno da più punti di vista, dai libri per bambini alle copertine di riviste. Ma ho disegnato anche per me stesso. Direi che ho coltivato e nutrito il lato poetico del mio mondo interiore».

L’importante è che disegni…

«Certo, senza costruire muri ideologici o accademici: fumetti o arte con la a maiuscola, per me pari sono. Basta lavorare con piacere e interesse. Il mio lavoro mi ha aiutato a trovare un centro di gravità... È stato una bussola permanente che mi ha permesso di scavare dentro di me: il disegno mi ha aiutato a dare forma alle mie fragilità interiori. Lavorando ho potuto registrare su carta i miei viaggi nell’anima, esplorandomi. No, non ho mai fatto analisi anche se, forse, l’avrei dovuta fare”.

A che punto è con l’adattamento animato de «La famosa invasione degli orsi in Sicilia», il film tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati, di cui è regista e sceneggiatore?

«Ho iniziato anni fa ma c’è ancora molto lavoro da fare. Ogni tanto mi sembra di stare in mezzo a un guado. Ho già realizzato cortometraggi ma un film è un’opera più articolata e il tempo pare non bastare mai. La sceneggiatura è finita così come lo studio dei personaggi. Sarà un film spettacolare e universale come l’opera di Buzzati. Impossibile, al momento, dire con precisione quando sarà pronto… forse nel 2018».

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