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"San Francesco e la croce dipinta", una storia d’arte, passione e religione

PERUGIA. In un momento in cui tantissimi paesi umbri contano chiese distrutte e campanili caduti, e le scosse vengono ancora nettamente avvertite ogni notte, una mostra squisitamente delicata racconta l’arte minuziosa cresciuta nell’ombra dei chiostri dei conventi.

Alla galleria nazionale dell’Umbria, a Perugia, fino al 29 gennaio, si può visitare «Francesco e la croce dipinta», esposizione che raccoglie una serie di capolavori provenienti dal territorio, realizzati tra la fine del 1200 e la prima metà del 1300.

La mostra è curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, col patrocinio della Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi e della Regione Umbria. Il filo rosso è dato dunque dalla cura certosina con cui venne rappresentata la figura di san Francesco D’Assisi sulle croci dipinte. Il santo poverello è ora rappresentato ai piedi della croce, ora chinato in preghiera: la datazione è invece spesso data proprio dalla figura del Cristo morto, reclinato da un lato, o come un peso morto, trafitto dai chiodi.

Nella Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, scorrono i pezzi preziosi – pochi, solo nove, ma di valore immenso, anche spirituale - che documentano lo sviluppo della croce dipinta, a partire dagli anni ‘70 del Duecento fino al primo ventennio del secolo successivo, in cui il motivo iconografico si legò sempre più frequentemente alla figura di san Francesco d’Assisi, spesso rappresentato ai piedi della croce, in adorazione del Cristo.

La rassegna segue il rapido sviluppo dell’iconografia della croce in Occidente a partire dal XIII secolo attraverso l’evoluzione del «Christus Patiens» (Cristo morto, col capo reclinato sulla spalla e gli occhi chiusi) dal modello di Giunta Pisano – riletto e affinato da Cimabue – a quello giottesco, dove il corpo non si flette più con eleganza ad arco ma pende dalla croce con tutto il suo peso. Una delle croci narra visivamente la tardiva, ma iconograficamente e artisticamente assai significativa, interpretazione dell’antico archetipo del Christus Triumphans (Cristo vivo, con gli occhi aperti a significare il trionfo sulla morte), realizzato a Spoleto dal Maestro di Cesi.

La mostra si srotola come un affresco panoramico sulle particolarità religiose, liturgiche e artistiche delle croci esposte.

Si va dai manufatti più imponenti, in origine sospesi in asse con l’altare maggiore, ad alcuni esemplari dello stesso periodo, ma dimensioni più ridotte, spesso racchiuse in stanze private o confessionali, oppure usate soltanto in occasione di processioni (e per questo dipinte da tutte e due i lati), magari in corteo dietro un simulacro imponente.

Il percorso espositivo si apre con la croce del Maestro di San Francesco (datato 1272) custodita nella Galleria Nazionale dell’Umbria, tra le prime a proporre il santo inginocchiato in adorazione dei chiodi e del sangue sgorgato dalla ferita del Cristo; e si chiude con il crocifisso del Maestro della Croce di Trevi (realizzato tra il 1315 e il 1320) dove san Francesco è raffigurato come figura molto più grande che nelle croci duecentesche, appoggiato alla collina del Golgota.

Tra le opere in mostra, si scopre anche una straordinaria tavola inedita proveniente dal Monastero di San Paolo a Orvieto. Recentemente ripulita e liberata dalle pesanti ri-dipinture – strati su strati - che ne alteravano l’aspetto, la croce originale ha meravigliato gli esperti per l’altissima qualità della fattura che ha rivelato una qualità pittorica straordinaria e una datazione all’ultimo decennio del Duecento, mentre la mano non può che appartenere a uno dei migliori pittori saliti sui ponteggi del cantiere di Assisi a stretto contatto con Giotto.

«Raffigurare San Francesco in devota adorazione delle piaghe di Gesù - sottolinea fra Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi, - introduce alla sua esperienza spirituale, ma anche alla sua vicenda biografica per accorgersi della centralità del mistero della croce».

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