ROMA. Amore, guerra, Sicilia e soprattutto mafia secondo Pierfrancesco Diliberto (Pif).
È quello che racconta In guerra per amore del regista siciliano, una sorta di prequel dichiarato de La mafia uccide solo d'estate. Ancora doppio registro per questo suo secondo film, in sala dal 27 ottobre in 400 copie con 01 e preapertura della 11esima edizione della Festa di Roma: c'è la leggerezza da commedia, ma anche la denuncia del fenomeno mafioso, o meglio di quel patto infame tra alleati e mafia dopo lo sbarco in Sicilia nel 1943.
«Il cosiddetto rapporto americano Scotten su come comportarsi con la mafia in Sicilia prima dello sbarco (farsela amica o combatterla) - dice Pif -, metteva già allora in guardia sul pericolo di allearsi con la criminalità da parte delle forze alleate perchè gli effetti sull'isola potevano prolungarsi, come è accaduto, per anni e anni». Dal regista anche una battuta sul più volte promesso ponte sullo stretto di Messina:
«In un paese normale si sarebbe già fatto, ma l'Italia, si sa, non lo è».
Siamo nel 1943, durante la seconda guerra mondiale. Arturo (Pif), lavapiatti che vive a New York, si innamora di Flora (Miriam Leone), figlia del proprietario del locale in cui lavora. Anche lei lo ama molto, ma c'è un problema: la ragazza è promessa sposa del figlio di un importante boss di New York. Così, per poterla sposare, Arturo ha un'unica possibilità: ottenere il sì del padre dell'amata, che vive in un paesino siciliano. Per l'uomo l'unico modo per raggiungere l'isola sarà arruolarsi nell'esercito americano che sta preparando lo sbarco in Sicilia.
Qui, in un'isola che vive la guerra tra mille espedienti e bizzarri e radicati costumi, si consumerà quel patto, tra alleati e mafia, che vedrà molti componenti di questa organizzazione criminale essere indicati dalle forze alleate a cariche regionali. Ad aiutare Arturo ci sarà il tenente Philip Catelli (Andrea Di Stefano), sarà lui a denunciare il pericolo di questo patto tra mafia e forze americane e ad aprire gli occhi all'ingenuo lavapiatti newyorchese.
«Il documento Scotten (dal nome dell'ufficiale al quale fu chiesta una relazione sul tema 'Il problema della mafia in Sicilià, ndr) non è troppo conosciuto, ma neppure così segreto - dice Pif a Roma -. Ed è un testo che racconta con lucidità la storia della mafia. Il problema era allora mettersi d'accordo o combatterla, fu scelta la prima ipotesi, una cosa che ha effetti ancora oggi. Al cinema, comunque, di questo patto non si era mai parlato e spero che il tema susciti un dibattito. Quello che raccontiamo è inattaccabile. Un esempio: il governatore della Sicilia Charles Poletti, neoeletto dopo lo sbarco e responsabile degli affari civili e militari, trasferitosi a Napoli aveva come braccio destro Vito Genovese. Alcune fonti poi dicono che Vito Ciancimino aiutava lo stesso Poletti come traduttore a Palermo».
E ancora Pif:
«Chiedere aiuti al male per fare del bene, almeno secondo me, non funziona e noi stiamo ancora pagando i danni di quell'accordo, solo che la mafia sembra sopravvivere a tutto. E oggi che mostra tutta la sua debolezza nessuno le dà il colpo di grazia. Si può dire che la Sicilia in questo senso è stata un laboratorio politico e storico poi applicato dagli Usa in altri paesi del mondo».
Nel cast del film, infine, anche Stella Egitto e Maurizio Marchetti.
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