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Tour in teatro: Panariello, Conti e Pieraccioni come 20 anni fa - Foto

ANCONA. «Un ritorno alle origini, con i fratelli di sempre»: così Giorgio Panariello, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni definiscono l'avventura personale e professionale de Il Tour, lo spettacolo che li vede insieme sullo stesso palco come all'inizio della carriera, la cui 'data zero' è andata in scena al Palaprometeo di Ancona, prima del debutto ufficiale di stasera all'Arena di Verona.

Poi Il Tour proseguirà per oltre una ventina di date, toccando a Milano (Assago), Roma, Firenze (qui, vista la richiesta, sono state aggiunte le date del 28, 29 e 30/12) e Livorno.

I tre cavalli di razza dello spettacolo italiano hanno curato tutto dalla a alla zeta, rispettando ognuno le proprie caratteristiche, per portare sul palco se stessi e la loro amicizia, in uno show la cui struttura ha il sapore delle cose di una volta: allontanandosi dalla «fretta» della comicità contemporanea, questo varietà vecchio stile tra cinema, teatro e tv offre una carrellata di lunghi sketch che si prendono il giusto tempo per costruire il contatto col pubblico. Anche se, come è ovvio, le battute fulminanti non mancano. E i primi a riderne sono proprio loro, che in scena si divertono come ragazzini.

«Il segreto è salire sul palco senza le paure e le incertezze che si hanno nei nostri singoli lavori. Noi tre insieme ci distacchiamo da tutto: è terapeutico», dice Panariello a caldo subito dopo lo spettacolo, condividendo con gli altri due amici un divano nel back stage. «Un paio d'anni fa per un compleanno di Francesco Nuti abbiamo rimesso insieme qualche pezzo di Fratelli d'Italia, lo spettacolo che facevamo nel '93. Ci siamo talmente divertiti che abbiamo pensato di riproporlo al pubblico», spiega Pieraccioni. La 'prova generale' nelle Marche è stata un'idea di Panariello, perchè «è una regione che porta bene»: una scelta confermata anche dopo la tragedia del terremoto che ha colpito il centro Italia e con le scosse che ancora fanno paura.

«Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di metterci le mani in tasca e donare, al di là dell'esito delle varie serate», spiega Conti, «daremo il nostro personale contributo per un progetto concreto, forse per un asilo o magari per aiutare un bambino in difficoltà».

Grande ieri l'attesa per il trio di 'toscanaccì, con il pubblico di tutte le età che ha riempito il Palaprometeo partecipando con calore, risate e tanti applausi. A vederli in scena, è indubbio che sia il sorriso il tratto distintivo di questa reunion. Un po' di gusto per il «come eravamo», con immancabili foto d'annata, poi l'omaggio (in chiave comica) alle eccellenze del territorio marchigiano che li ha accolti, e lo show ha preso il largo, veleggiando verso una comicità genuina, che dal passato è approdata all'attualità.

Dalla satira di Pieraccioni sui programmi tv (non è mancata la battuta su Renzi che «c'ha una marcia in più. È che 'un gli entra»), a Panariello che racconta della sua generazione in lotta con il tempo, l'ironia è senza sosta. Poi le incursioni video di ospiti «eccellenti» (come Belèn, Ferilli, Malgioglio e Ceccherini), e il tormentone di Maranda, spettacolo che ricomincia se il pubblico ride.

Ma a funzionare benissimo sono anche le parti meno scritte e più improvvisate, quando qualcuno dei tre non rispetta tempi e battute e sembra il caos. Conti nel trio è il bersaglio privilegiato degli altri due, per l'abbronzatura 12 mesi l'anno e per l'onnipresenza in tv. Lui per tutta risposta li richiama all'ordine, ma il meglio viene quando non riesce a trattenere le risate e allora è costretto a uscire di scena. Nell'allegria non sono mancati momenti più delicati, con Pieraccioni e la sua canzone per la figlia («la sua risata è la cosa più bella», dice) e il bagnino Mario di Panariello che recita la poesia malinconica sulla fine dell'estate. «Sono un cabarettista mancato: se un film è amore, il teatro è baciarsi», afferma Pieraccioni, «certo non è facile stare al passo con Giorgio sul palco. E non si discute sulla generosità di Carlo: oh, come dice mia madre che lo considera un figlio, 'quello fa Sanremò». «Ce lo chiede l'Europa di far ridere, anche se involontariamente nello show vogliamo anche dire delle cose - prosegue Panariello - e poi quello che facciamo per Conti non è poco: lui vive in tv, e noi lo riportiamo nella realtà».

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