MILANO. A Milano, nel cortile della Rocchetta al Castello Sforzesco, l'addio a Umberto Eco, morto il 19 febbraio all'età di 84 anni. Umberto Eco "andava guardato come si guarda un quadro o un paesaggio. Si capiva e si vedeva che in quei silenzi consultava la sconfinata biblioteca che era dentro di sé".
Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato del semiologo, filosofo e scrittore, intervenendo al rito di addio al Castello Sforzesco di Milano.
"In quei silenzi" Umberto Eco "stava cercando e lavorando - ha aggiunto -. Grazie Maestro per aver guardato per tutta la vita fuori da quella finestra per noi".
Tra i presenti anche Roberto Benigni, accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi.
E ancora, il ministro Stefania Giannini, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il sindaco di Torino Piero Fassino. La regista Andree Ruth Shammah e Carlo De Benedetti, il prefetto Alessandro Marangoni e per la Regione Lombardia l'assessore Cristiana Cappellini e il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo.
«Non aveva niente di speciale se non che quando arrivava lui era tutto speciale, c'era un luccichio, arrivava un vento che faceva bene al mondo». Questo il commento di Roberto Benigni. «Peccato che non ci sia più - ha proseguito - perchè di persone come lui ce n'è più bisogno sulla terra. Nel cielo ce n'è sempre tante di belle persone, qua ne rimangono sempre poche».
Si sono conclusi con la «benedizione di un credente a un non credente» da parte del regista Moni Ovadia gli interventi di commemorazione di Umberto Eco. «Che Dio ti benedica soprattutto perchè non credente» ha detto Ovadia, perchè «Dio sopporta i credenti ma predilige decisamente gli atei».
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