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Verdone e Albanese sul set: insieme... l'abbiamo fatta grossa - Foto

ROMA. Fuori il termometro sfiora i 40 gradi, dentro un attore di teatro alle prese con il fallimento del suo matrimonio parla animatamente con fare al limite del molesto con un investigatore privato squattrinato e mezzo fallito pure lui.

Dopo vari tentativi alla fine quest'ultimo si libera dello scocciatore. Un attimo dopo tutti scoppiano a ridere. «Sto recitando con 46 pulsazioni, i set d'estate sono una fatica, ci dobbiamo divertire altrimenti non resisti», dice Carlo Verdone sorseggiando magnesio e potassio. Sul set di L'abbiamo fatta grossa, nei Videa Studios alle porte di Roma, si consuma il rito del cinema estivo, quello che si gira d'estate per essere nelle sale in pieno inverno (il 28 gennaio da Filmauro) e si festeggia la nascita di una nuova coppia, pronta già a ripetere l'esperienza visto il feeling subito trovato.

Carlo Verdone + Antonio Albanese: attori, registi, comici con venature malinconiche, quasi costretti a far ridere mentre in cuor loro vorrebbero far piangere. Il gioco delle somiglianze è fin troppo facile, quanto ai tempi comici «ci adeguiamo a vicenda».

«Ho sempre pensato: quale bravo attore con cui misurarmi mi manca? Albanese, me lo dico da due anni», dice Verdone che racconta di aver scritto - con Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso - il soggetto pensando proprio al signor Qualunquemente, «alla sua fisicità e comicità».

Il risultato, è il regista Verdone che parla, «è uno scontro tra due bravi attori dove ciascuno si mette al servizio dell'altro per far scoccare scintille». Albanese osserva: «Ho avuto la possibilità di crescere. Verdone è un maestro». Il film presenta una piccola svolta per il cinema verdoniano: pur essendo una commedia, c'è una componente gialla inedita. Questa la storia: Yuri Pelagatti (Albanese) è un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute in scena. Una vera tragedia. Si rivolge a Arturo Merlino (Verdone), investigatore chiamato a ritrovare cani, gatti, pappagalli scomparsi a tariffe al limite della sopravvivenza. Yuri vuole che Arturo pedini sua moglie che nel frattempo ha un altro uomo, peccato che la persona investigata sia un'altra donna e che oltre ad uno scambio di persone ci sia una valigia piena di denaro contante. Arturo da investigatore diventa investigato, non resta che fuggire con Yuri.

«È una commedia di situazioni, piena di colpi di scena e fughe rocambolesche, ci tocca correre come due ragazzini», dice Verdone. Ma possibile tutta questa leggerezza? «Un momento, il tema sociale c'è, non posso svelarlo, ma la critica ai nostri tempi non manca, anzi con un attualissimo colpo di scena il film diventa una satira feroce al nostro mondo. La differenza - racconta il regista - è che finalmente ho la libertà di divertirmi e grazie al contagioso Antonio io Carlo Verdone divento vivace e dinamico».

Ma la tentazione di fare solo il regista non viene mai? «Il pubblico non lo accetterebbe», risponde per lui Albanese che prepara anche il nuovo film dopo aver chiuso una tournèe teatrale di successo. C'è da dire che Verdone rispetta Albanese, dopo ogni scena i due si siedono insieme a rivederla sul monitor cercando approvazione reciproca, una regia 'democratica' la sua, «che vale per tutti i miei attori, voglio che si rivedano e si assumano le responsabilità». Nel cast la zia Elide con cui vive Arturo è Virginia Da Brescia, l'assistente stagista è Francesca Fiume, l'ex moglie di Yuri è Clotilde Sabatino, mentre la
scoperta di Verdone è Anna Kasyan, una cantante lirica che interpreta Lena con cui l'investigatore Arturo flirta.

Sono «quasi 40 anni che faccio questo lavoro, ad un certo punto hai bisogno di stimoli forti, Antonio ti comunica adrenalina» dice Verdone. Quasi 40 anni e un posto d'onore tra il pubblico, non solo romano. Vogliamo azzardare un bilancio? «Non cambierei nulla di quello che ho fatto. Mi sono sentito utile. Mi è capitato recentemente di andare nelle case chiamato da persone malate per un ultimo desiderio. Una di loro, oggi scomparsa, mi disse: 'lei è il mio ansiolitico, non cambi mai'».

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