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Le inondazioni devastano l'Emilia Romagna, nove morti intrappolati dall'acqua

Una quantità di pioggia mai vista, che in poche ore ha fatto salire il livello dei fiumi fino a farli esondare. Praticamente tutti i corsi d’acqua che si trovano fra Rimini e Bologna, ventuno in tutto, fra la serata di ieri e la mattina di oggi hanno rotto gli argini o sono esondati allagando vaste zone della Romagna. Sott'acqua Faenza, una parte di Cesena e di Forlì e molti altri grandi centri abitati. In alcune zone, in pochi minuti l’acqua è salita, raggiungendo anche i primi piani delle case.

Sono morte nove persone, che non sono riuscite a mettersi in salvo e sono rimaste intrappolate nei piani bassi delle case o nelle automobili. La furia delle esondazioni è stata impetuosa: una delle vittime, una donna di Ronta di Cesena, è stata ritrovata in mattinata sulla spiaggia di Cesenatico. Il Savio ha trascinato il cadavere per venti chilometri in poche ore. Al computo ufficiale della Prefettura, la Regione ha aggiunto un’altra persona, morta ieri per un malore a Cesena, prima dell’esondazione del Savio. E così, in tutta la Romagna, è stata una giornata di angoscia e di soccorsi frenetici, per cercare di riuscire a salvare tutte le persone in difficoltà e raggiungere quelle che non si trovavano.

Un’impresa resa particolarmente complicata anche dai continui blackout alle linee elettriche e telefoniche, con molte strade raggiungibili solo con i gommoni e con una vasta area isolata dal resto d’Italia: treni fuori servizio, autostrada per quasi tutto il giorno impercorribile, moltissime strade chiuse. L’allerta rossa era stata diramata da giorni e la perturbazione violentissima era attesa: le aree più a rischio sono state fatte evacuare, le persone invitate a salire ai piani alti delle case. Migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni. La realtà, però, ha superato le peggiori previsioni: anche perché la pioggia (in alcune aree è caduto in 36 ore più del doppio dell’acqua che di solito fa in media nel mese di maggio) è arrivata su un terreno già messo a dura prova dall’alluvione di due settimane fa.

La situazione è un po’ migliorata quando si è rasserenato il cielo: dal primo pomeriggio la pioggia si è fermata ed è spuntato un po’ di sole che ha reso più agevoli anche i soccorsi, facendo lentamente ritirare l’acqua dalle aree che aveva invaso. L’emergenza però non è finita: anche per domani, 18 maggio, infatti, sarà in vigore su tutta l’area l’allerta rossa, anche perché il livello di quasi tutti i fiumi continua ad essere sopra la soglia d’emergenza e sono previste nuove piene che potrebbero mettere a dura prova argini già indeboliti o danneggiati. Senza contare gli oltre 200 movimenti franosi che riguardano la collina e la montagna. Se il meteo, come le previsioni lasciano sperare, dovesse dare una mano, il peggio dovrebbe però essere alle spalle. Anche domani, comunque, fra Cesena e Bologna le scuole resteranno chiuse e potrebbero esserci disagi negli spostamenti. Fra i fiumi esondati ci sono il Lamone a Faenza, il Savio a Cesena, il Montone a Forlì. Ma anche il Santerno, che costeggia l'autodromo di Imola dove nel fine settimana si sarebbe dovuto svolgere il Gran Premio dell’Emilia-Romagna e del Made in Italy, poi annullato dagli organizzatori per non ostacolare i soccorsi, ma anche per l’oggettiva inopportunità di far radunare decine di migliaia di persone in un’area a rischio. Con l’acqua che si ritira rimane il fango e rimangono soprattutto i danni, dei quali inizierà presto il conteggio. Martedì prossimo il Consiglio dei ministri si riunirà per affrontare i temi dell’emergenza maltempo.

La premier Giorgia Meloni ha assicurato la massima disponibilità ad aiutare le zone colpite. Lo strumento, come ha anticipato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi arrivato a Bologna per incontrare la protezione civile che stava coordinando i soccorsi, potrebbe essere quello di un decreto legge. Previsto pure lo stop agli obblighi fiscali. «A pochi giorni dall’anniversario del sisma del 2012 - ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini - questo, per noi, è come se fosse un nuovo terremoto».

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