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Cutro, corteo con 5 mila persone: ad aprirlo la croce realizzata con i legni del relitto del naufragio

Sono arrivati da tutto il centro sud. Donne, uomini, bambini italiani e stranieri, rappresentanti istituzionali, sindacalisti e semplici cittadini. In migliaia hanno sfilato per le strade di Steccato di Cutro, dove appena 15 giorni fa, è avvenuta una delle più gravi stragi di migranti nel naufragio di una imbarcazione a un centinaio di metri dalla spiaggia. Una massa imponente di persone, poco più di 5.000, arrivata con oltre 30 pullman e mezzi propri da diverse regioni. Tutte unite da un proposito, quello del nome dato alla manifestazione promossa da Rete Asilo: «Fermare la strage subito».

Il corteo è stato aperto dalla croce realizzata con parte del relitto della nave portata a turno dai partecipanti. Tra loro anche Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, il comune diventato famoso in tutto il mondo per l’accoglienza che vi veniva praticata. «Certe volte - ha detto - mi vergogno di essere un cittadino occidentale». Anche i giornalisti della stampa locale e nazionale che da 15 giorni stanno seguendo la vicenda, hanno partecipato, portando al collo una stampa che riproduceva il badge di Amarkhel Torpekai, la giornalista morta nel naufragio.

Decine i sindaci ed amministratori presenti, tra cui quelli di Crotone Vincenzo Voce, e di Catanzaro Nicola Fiorita. Alcuni amministratori sono arrivati anche da fuori regione. Come Detjon Begaj, consigliere comunale di Bologna delegato da sindaco Matteo Lepore: «Siamo qui perché non si può essere altrove. Oggi chi rappresenta le istituzioni degnamente deve essere qui. Altri hanno fatto altre scelte». Tra i sindaci Raffaele Falbo, primo cittadino di Melissa, dove nel gennaio del 2019 la popolazione scese in spiaggia di notte a salvare i migranti la cui barca era naufragata: «Vogliamo far capire a chi governa il nostro Paese che salvare vite umane in mare è un obbligo e le scelte assunte fino ad ora non lo hanno dimostrato». Il lunghissimo corteo si è svolto pacificamente. Un solo momento di tensione, quando una donna da un balcone ha inveito contro i manifestanti, alcuni dei quali le hanno risposto cantando Bella ciao. Canzone che ha fatto da colonna sonora anche grazie a Diego, Emilia Giusi e Nicoletta Cristina, papà e due figlie di Catanzaro che l’hanno suonata con chitarra e violini per tutto il tragitto.

Tra i manifestanti alcuni parenti delle vittime del naufragio: «Il governo italiano non è diverso da quello dei talebani - ha urlato un ragazzo afghano che nella tragedia ha perso cinque familiari di cui uno ancora disperso -. Noi siamo scappati perché non abbiamo alternative alla morte. Noi chiediamo più soccorsi in mare e che le politiche italiane si basino su questo. Ora vogliamo solo andare via dall’Italia con i nostri morti».

Il momento più forte sulla spiaggia della strage, a conclusione del corteo. Mentre si stava deponendo la corona di fiori bianchi sull'arenile, è arrivata la notizia del ritrovamento - dopo quello di una bambina di 5 o 6 anni recuperato la mattina - di due cadaveri: quello di un uomo e quello di un’altra bambina, di età presumibile tra i 7 e i 10 anni, che porta il bilancio, ancora provvisorio, a 76 vittime, 31 delle quali minori e tra loro 22 compresi nella fascia d’età tra 0 e 12 anni.
Appreso il triste aggiornamento dell’elenco delle vittime, in centinaia si sono inginocchiati. Dopo un minuto di raccoglimento la manifestazione si è conclusa, ma in tanti sono rimasti in spiaggia a pregare, deporre un fiore o a piangere come Marilise Succurro, giunta da San Giovanni in Fiore con l'associazione Donne e diritti. «Chi non è stato qui non può capire» dice.

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