Sassaiole contro le forze dell’ordine a Milano davanti al carcere di Opera, disordini e scontri con la polizia a Roma. L’appello degli anarco insurrezionalisti per far sentire la propria solidarietà al loro «compagno» detenuto Alfredo Cospito, in sciopero della fame contro il regime del carcere duro, ha portato in piazza un migliaio di persone tra attivisti della galassia antagonista, collettivi studenteschi e dei centri sociali.
Nella capitale si è assistito ai momenti di tensione più intensi, 800 persone hanno sfilato dietro allo striscione «Al fianco di Alfredo, contro 41 bis ed ergastolo ostativo» e al coro «Fuori tutti dal 41 bis». Poche bandiere, tra queste spiccavano quelle rosse e quelle nere, oltre alle sigle di vari movimenti estremisti e persino quello dei «No pass», diversi mesi fa capofila delle protesta contro le restrizioni del Covid. Nel mirino degli slogan sono finiti lo «Stato assassino» e anche i giornalisti, il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro e il vice capo del Copasir, Giovanni Donzelli, che in questi giorni sono al centro delle polemiche politiche per le loro rivelazioni sui colloqui di Cospito con i boss nel carcere di Sassari.
Ma a creare scompiglio per le strade della capitale è stato un gruppo di qualche decina di manifestanti vestiti di nero e a volto coperto: con il corteo diretto verso i quartieri popolari a Est della città, mentre sfilavano hanno lanciato bottiglie e fumogeni contro le forze dell’ordine. In piazzale Prenestino hanno invece lasciato una scia di danni, sfondando i vetri di un’auto e quelli di una panchina alla fermata del bus, per poi incendiare una cabina elettrica. Infine, la ricerca dello scontro con gli agenti che seguivano la coda della manifestazione: il solito gruppo ha tentato di creare barricate, ribaltando i cassonetti dei rifiuti e da una campana del vetro appena divelta sono uscite centinaia di bottiglie, molte delle quali lanciate contro la polizia, che è quindi partita con le cariche. Il risultato è stato di tre manifestanti fermati e portati in Questura e due invece feriti.
La miccia delle contestazioni anarchiche si era accesa già qualche ora prima nel pomeriggio, davanti al carcere milanese di Opera, dove il 55enne detenuto abruzzese si trova in una stanza del centro clinico e dove è sotto stretto controllo medico a causa dello sciopero della fame. Qui militanti provenienti da varie città del Nord sono arrivati alla spicciolata: tra di loro anche Simone Ficicchia, volto noto di Ultima Generazione, il quale però ha spiegato di condividere il tema della protesta ma non il «metodo di lotta» violento. Durante il presidio, che si è chiuso al tramonto con anche i fuochi di artificio in modo da poter mandare segnali della loro presenza ai detenuti, tra bandiere rosse e nere simbolo dell’anarchia e quelle del Cobas, non sono mancati insulti, minacce, gavettoni e qualche monetina contro operatori tv e giornalisti. Un gruppo, inoltre, sfilando in corteo in mezzo ai campi per avvicinarsi alla struttura e poter far sentire il suo saluto ai carcerati, ad un certo punto ha pure lanciato fumogeni e sassi oltre la recinzione di sicurezza più esterna diretti alle forze dell’ordine chiamate a presidiare l’istituto con camionette e in tenuta anti-sommossa.
Per il resto, striscioni «a fianco di Alfredo, a fianco di chi lotta», cori che hanno spaziato dal «libertà! liberta! al «carcere e Crp non ne vogliamo più, colpo su colpo li tireremo giù», e proclami al microfono con una radiocronaca di una serie di fatti, accomunando la protesta contro il carcere duro e l’ergastolo, a quella scoppiata tra i detenuti impauriti dal Covid all’inizio della pandemia e all’evasione dei minorenni dal Beccaria. Il tutto accompagnato da una colonna musicale con qualche brano del rapper Niko Pandetta, pure lui nel penitenziario milanese, dove ha annunciato lo sciopero della fame.
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