L'inquinamento atmosferico colpisce in Italia soprattutto le città del Nord ma la Sicilia non è certo salva. Lo dicono i numeri, quelli raccolti nel rapporto Mal'Aria redatto da Legambiente.
Dati preoccupanti, dunque, anche per la Sicilia: tra le quattro centraline, fra le 238 monitorate su tutto il territorio nazionale, che hanno registrato la media annuale più elevata di concentrazione c'è quella di viale Vittorio Veneto, a Catania, che ha superato per più di 35 giorni (il limite massimo imposto dalla legge) la media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili nell'aria. Peggio fanno solo Milano e Torino.
Non è migliore la situazione per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2). Tra le situazioni più critiche si sono registrate, insieme ad altre sei città, a Palermo (con le centraline di via Di Blasi e di piazza Castelnuovo) e a Catania, ancora una volta in viale Vittorio Veneto.
Lo scenario, insomma, non è dei più rassicuranti. "Non è un caso - scrive Legambiente nel report annuale -che l’Italia abbia al momento attive ben tre procedure di infrazione per tre inquinanti come il PM10, PM2.5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono maggiormente concentrati nel nord del Paese (ma non solo)". Già, non solo, infatti nella lista delle città coinvolte c'è anche Palermo: "Tutti territori - scrive ancora l'associazione ambientalista - dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici".
Dall'altra parte ci sono pochissime città che rispettano i valori suggeriti dall'Oms per PM10, e fra queste c'è Caltanissetta, mentre entro i limiti per la contrazione di biossido di azoto rientrano 4 città siciliane: Agrigento, Enna, Ragusa e Trapani.
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