ROMA. Attimi di tensione tra giornalisti e parenti di Vittorio Casamonica al termine della messa in suffragio del boss. Quando i cronisti si sono avvicinati per fare domande si è creata un pò di ressa e c'è stato qualche spintone da parte dei parenti.
«Non provocate, rispettateci, ormai avete visto tutto, fatela finita», hanno detto i parenti
ai cronisti. Subito sono intervenuti gli agenti in borghese per ristabilire l'ordine.
«Non è mafia. Noi non facciamo la guerra. Siamo pacifisti. Noi buttiamo fiori mica le bombe come l'Isis. Ci siamo rimasti male perchè non ci rispettano». Non ci sta Egidia Casamonica, nipote di Vittorio, il boss del clan i cui funerali show, celebrati la scorsa settimana a Roma, e prima dell'inizio della messa in suffragio di suo zio allontana da lei e dalla sua famiglia l'etichetta di mafiosi.
Non siamo santi oddio - aggiunge Egidia Casamonica - Sbagliano preti sugli altari e non possono le persone in strada. I preti violentano i bambini e noi non violentiamo nessuno. Di certo non siamo un clan ma una famiglia riunita. Siamo rom abruzzesi. Lo Stato ci deve rispettare. È una vergogna».
La funzione religiosa si è svolta nella chiesa di San Girolamo Emiliani a Casal Morena, quartiere nella periferia della Capitale oggi 'sorvegliato speciale". Una messa 'blindata" con tanti agenti in borghese che hanno presidiato la parrocchia.
A Casal Morena è arrivato anche il disturbatore televisivo Gabriele Paolini. Si è presentato al termine della funzione religiosa ed ha chiesto di entrare in chiesa per lasciare un fiore per Vittorio. Prima di farlo ha mostrato un cartello con su scritto 'Tutti i morti sono uguali, riposa in pace Vittorio".
«Sono qui perchè ho giocato a bocce con Vittorio tantissimi anni fa. E non sapevo chi fosse - racconta Paolini - Ho conosciuto un uomo. Quando si muore si è uguali. Sono venuto a portare un fiore e basta».
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