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In Algeria lezioni per imparare tutto sul cous cous alla trapanese

Marilù Terrasi rappresenterà la Sicilia alla quinta edizione del Festival Culturel de la Création Féminine in programma ad Algeri fino all'11 giugno.
La chef del ristorante Pocho di Makari, frazione di San Vito Lo Capo, appassionata conoscitrice delle tradizioni mediterranee, da anni impegnata nel tramandare le antiche tecniche di lavorazione del couscous così come si faceva una volta, è stata selezionata per raccontare alle donne algerine tutti i segreti del couscous alla trapanese.
Proprio il couscous sarà al centro dell’edizione 2014 del Festival, organizzato sotto l'egida del Ministero della Cultura algerino e durante il quale sono previste conferenze e mostre. Sarà una sorta di scambio culturale tra vari paesi del Mediterraneo che metteranno a confronto la propria storia e le proprie tradizioni nella preparazione di un piatto che ha tanto da raccontare delle culture alle quali appartiene. «Il rito del couscous é entrato nella tradizione culinaria siciliana ai tempi della dominazione araba - racconta Marilù Terrasi -. É diventato, nel tempo, cultura autoctona, a partire dagli ingredienti, passando per agli strumenti usati per la preparazione per arrivare, infine, ai termini che ne indicano le varie fasi. La parola couscous, ad esempio, a San Vito Lo Capo si é talmente integrata nel tessuto sociale, che i muratori la usano per indicare un particolare tipo di impasto a grana grossa, ottenuto lavorando del pietrisco con poca acqua, usato per la messa in posa di piastrelle e mattonati. La semola con cui si prepara il couscous é lavorata allo stesso modo: viene "incocciata", cioè ridotta in piccoli grani, i cocci, nella mafararda, spruzzando poca acqua e lavorandola con un movimento rotatorio della mano».

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