Piazze e centri storici delle città siciliane sono diventati patria indiscussa dei piccioni, non a caso detti «colombi di città», tale è il loro inurbamento. Un trend visibilmente in crescita, «sebbene - avverte la Lipu - in Sicilia manchi un censimento scientifico. I piccioni sono comunque in aumento. Nessun allarmismo, ma bisogna attivare dei piani di contenimento di questa popolazione».
Non sempre e non da tutti, infatti, il colombo di città, specie ormai comune nelle grandi centri abitati, è visto di buon occhio. A determinare l’avversione o meno a questi animali è spesso il loro numero: più sono numerosi maggiori sono i problemi di convivenza con l’uomo. Non a caso la Lipu in diversi studi li classifica come una delle «specie problematiche».
Il piccione che oggi conosciamo deriva appunto dal colombo domestico e allevato, come il viaggiatore o quelli fuggiti dalle colombaie. Non è dunque un animale selvatico, bensì un «randagio» a tutti gli effetti. È nei centri storici che i piccioni hanno trovato la loro culla, soprattutto laddove ci sono edifici fatiscenti e abbandonati. «Le case abbandonate, specie del centro, sono un fattore di aumento della popolazione - spiega Giovanni Cumbo, delegato della Lipu Palermo - perché nidificano sui tetti, fessure, locali non più utilizzati o vasi abbandonati nei balconi. Non ci sono dati ufficiali sul numero dei piccioni ma massiccia è la loro presenza: è visibilmente in esubero». Oltre a Palermo, come sottolineano i diversi delegati provinciali Lipu, anche nelle altre realtà siciliane la situazione è pressoché simile. Anche a Catania, «nelle piazze e negli edifici storici sono sicuramente più numerosi - descrive Giuseppe Rannisi della Lipu Catania - e poi perché hanno a disposizione più cibo, tra rifiuti o resti dati in pasto dalle persone».
Anche nel Catanese, però, manca un censimento: «Questo ne rende difficile il monitoraggio e le azioni di contenimento della specie». Fenomeno uguale si ripropone anche nel Nisseno e nelle città della Sicilia occidentale. «Due sono i fattori che aumentano la densità dei volatili in una zona: possibilità di nidificare e cibo - spiega Nino Provenza, delegato regionale Lipu - e i centri storici siciliani si prestano bene. Da un lato edifici abbandonati, dove è possibile nidificare in tranquillità; dall’altro, essendo zone abitate, è semplice recuperare cibo». L’abbandono e il degrado dei centri storici, insomma, sono tra i fattori determinanti. Un’elevata densità di colombi, che la Lipu attesta a un numero superiore di 300 individui per chilometro quadrato, provoca seri problemi di convivenza con l’uomo: in particolare danni a monumenti e immobili, sporcizia e degrado dell'ambiente urbano, danni ai raccolti laddove ci sono campi e anche se davvero minimi, rischi sanitari, perché possono essere veicolo di zecche o virus, trasmessi ad altri animali e «in percentuali quasi nulle - concludono dalla Lipu - anche l’uomo».
Sempre più colombi nelle città In Sicilia esemplari in aumento
È nei centri storici che hanno trovato la loro culla, soprattutto dove ci sono edifici fatiscenti e abbandonati che ne favoriscono la riproduzione
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