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Al via Sanremo, fischi per Crozza

L'esordio dell’edizione Fazio-Littizzetto. Già promossi alla finale i primi 7 dei 14 brani dei «big». Contestazione per il comico nei panni di Berlusconi

SANREMO. Era l’ospite più atteso. Quello che aveva tenuto in fibrillazione tv e politica. Perché di politica aveva detto che avrebbe parlato ed è stato di parola. Solo che ieri sera è scoppiato un piccolo putiferio all’Ariston di Sarnemo, all’esordio del 63° Festival della Canzone Italiana. Crozza è entrato nei panni di Berlusconi, cantando Formidable, «scritta da Bonaiuti, Verdini, Cosentino e Aznavour», annunciata Fabio Fazio in perfetto stile festivaliero. Alla fine del brano, un gruppo di spettatori dalla platea ha cominciato a rumoreggiare. «Niente politica a Sanremo!», s’è sentito urlare. «La mia non è propaganda, dai, non fate così», ha replicato l’artista tentando inutilmente di placare gli animi. Anche Fazio, intervenuto una prima volta, ha provato a calmare i contestatori (poco più di un paio) che sono stati a loro volta contestati dal resto della platea («fuori! fuori!»). A quel punto, Crozza è andato un po’ in pallone, temporeggiando, quasi non ce la facesse a riprendere in mano la situazione. È nuovamente entrato in scena il «padrone di casa». «Così non vale - ha detto Fazio -, stiamo applaudendo un comico, dobbiamo divertirci e non approfittare del festival per farsi notare con due urla». Con le imitazioni di uno «sfigatissimo» Bersani e dopo essersi «ingroiato» nella parodia di Ingroia e calato in quella di Luca di Montezemolo, l’esibizione è filata via liscia.
Viva Sanremo, comunque, anche con le sue turbolenze, viva l’Italia e viva Verdi: il festival si è aperto proprio con «la canzone più popolare» (Fazio dixit) di don Peppino: quel Va’ pensiero dal Nabucco che molti ancora vorrebbero soppiantasse nei cuori tricolore il povero Mameli. Tono quasi solenne. A ricondurre tutto nell’alveo di una più leggiadra atmosfera di show televisivo, l’arrivo di Luciana Littizzetto, su un cocchio trainato da quattro cavalli bianchi: «Come cocchiere ho un esodato della Fornero», ha precisato la co-presentatrice. «Non si può dire niente, mi raccomando», le ha ricordato Fazio, «e allora faccio l'elenco dei politici più pirla così facciamo il festival più corto della storia», è stata la risposta. La Littizzetto ha poi letto una lettera a Sanremo in cui ha invocato un’anticipo della restituzione dell’Imu «prima di andare a votare».
È toccato a Marco Mengoni aprire la gara. L’ex rivelazione di X Factor ha «messo giudizio», niente più impervi acuti per la «mengoniana» Bellissimo, scritta dalla Nannini e Pacifico, e per la più soft e convincente L’essenziale (passata alla finale di sabato). Straordinario talento, Raphael Gualazzi, vincitore tra i Giovani nel 2011, è tornato con due gran bei pezzi: Sai (ci basta un sogno) melodia jazzata (promossa) e Senza ritegno, dalle atmosfere un po’ vintage. Un veterano del festival come Daniele Silvestri (quinta volta) si è proposto con un pezzo «impegnato» A bocca chiusa (che ha convinto il 61% dei votanti) e uno scanzonato e ruffiano Il bisogno di te. Tocco di classe con Simona Molinari - in coppia con il musicista newyorkese Peter Cincotti - nell’inedito di Lelio Luttazzi, Dr. Jekyll e Mr. Hyde (mandato a casa), e ne La felicità, trascinante swing anni ’40 che ha superato il turno. I siciliani Marta sui Tubi hanno rockeggiato con grinta su Dispari, e svoltato su un ritmo più tradizionale per Vorrei (premiata dai voti). La voce di Napoli s’è incarnata in Maria Nazionale alle prese con Quando non parlo firmata Gragnaniello e con la più mediterranea E colpa mia della premiata ditta Avion Travel (quest’ultima in finale). Attesissima, Chiara — catapultata all’Ariston fresca di vittoria ad X Factor — ha camminato nel solco della tradizione con L’esperienza dell’amore di Zampaglione ed è stata più moderna nel tango siglato da Francesco Bianconi (dei Baustelle) Il futuro che sarà: il pubblico, per fortuna, ha premiato la seconda

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