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Internet, creata la prima mappa che traccia la diffusione dell'odio online

Gli italiani penultimi fra i Paesi europei a utilizzare Internet (fonte: Pixnio)

L’odio online prospera attraverso gruppi auto-organizzati e scalabili che si collegano per formare reti resilienti, distribuite su più piattaforme social, in più Paesi e in più lingue. E’ questo quanto si evince dalla prima mappa dell’odio online realizzata da un gruppo di ricercatori della George Washington University in uno studio pubblicato sulla rivista Nature.

I ricercatori hanno sviluppato una mappa, unica nel suo genere, per capire come prosperano i gruppi di odio online con lo scopo di aiutare le piattaforme dei social media e le forze dell’ordine nella battaglia contro l’odio online. Di recente, le ideologie che si basano sull'odio online e i gruppi estremisti sono stati collegati a un’ondata di crimini in tutto il mondo.

Per questo i ricercatori americani hanno deciso di capire meglio come funziona e quindi comprendere come si può fermare. «Abbiamo deciso di arrivare in fondo all’odio online osservando perchè è così resistente e come può essere affrontato meglio», dice Neil Johnson, fisico della George Washington University.

Per riuscire nel loro intento gli studiosi hanno iniziato a mappare il modo in cui i gruppi si collegano per diffondere le loro ideologie e attirare nuove reclute. Concentrandosi su Facebook e la sua controparte nell’Europa centrale, VKontakte, i ricercatori hanno iniziato con un determinato gruppo di odio e hanno guardato verso l’esterno per trovarne un secondo che fosse fortemente collegato al primo originale.

Ebbene, hanno scoperto che l’odio attraversa i confini delle specifiche piattaforme Internet, tra cui Instagram, Snapchat e WhatsApp; va oltre la posizione geografica, inclusi Stati Uniti, Sudafrica e parti d’Europa; e oltre la lingua, tra cui inglese e russo. I ricercatori hanno visto gruppi creare nuove strategie di adattamento per raggrupparsi su altre piattaforme e/o rientrare in una piattaforma dopo essere stati banditi.

Ad esempio, i gruppi possono migrare e ricostituirsi su altre piattaforme o utilizzare lingue diverse per evitare di essere rilevate. Questo consente al gruppo di recuperare rapidamente migliaia di sostenitori su una piattaforma da cui sono stati banditi. Una strategia, questa, che sottolinea la necessità di una cooperazione multipiattaforma per limitare i gruppi di odio online.

I ricercatori hanno anche sviluppato 4 strategie di intervento che le piattaforme dei social media potrebbero immediatamente implementare in base a determinate situazioni: ridurre la potenza e il numero di gruppi di grandi dimensioni vietando che si «nutrano» di gruppi più piccoli; colpire il tallone d’Achille dei gruppi di odio online bandendo casualmente una piccola parte di singoli utenti con lo scopo di far cadere la rete globale del gruppo; mettere i gruppi gli uni contro gli altri aiutando i gruppi anti-odio a impegnarsi direttamente contro i gruppi di odio; creare gruppi intermedi che coinvolgano gruppi di odio in modo da far emergere le differenze tra le loro ideologie e far mettere in discussione la loro posizione.

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