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Paolini si arrende, la regina del Roland Garros è la Swiatek

La tennista toscana dopo un ottimo torneo in finale ha ceduto il passo alla polacca in due set

Jasmine Paolini

«La sfida più grande della mia vita»: al termine di un percorso da gigante, che l’ha condotta quasi più in alto della Torre Eiffel, per la prima volta in semifinale al Roland Garros, Jasmine Paolini, ha ceduto in appena 68 minuti (e due set) al rullo compressore polacco numero 1 del tennis mondiale femminile, Iga Swiatek, che conquista così lo Slam parigino.

Sulla terra rossa del centrale Philippe Chartrier - questo pomeriggio stracarico e festante di colori e bandiere di Italia e Polonia - la ventiduenne vince in due set, 6-2 6-1, ottenendo il suo quarto titolo all’Open di Francia dopo quelli del 2020, del 2022 e del 2023. «Radio Varsavia, l’ultimo appello e da dimenticare», canterebbe il grande Franco Battiato, ma il poker di Swiatek non toglie nulla all’impresa realizzata dall’azzurra da lunedì numero 7 al mondo. E che lungo le rive della Senna ha realizzato l’impresa, raggiungendo la finale dello slam sia in singolare sia in doppio, domani, con la compagna di gioco e amica Sara Errani, che oggi la incitava dai box, insieme alla famiglia giunta dall’Italia. «Qui a Parigi ho vissuto 15 giorni intensi, i più belli della mia vita», ha detto la ventottenne cresciuta tra Bagni di Lucca e Castelnuovo di Garfagnana, che anche dopo la sconfitta nell’arena del centrale parigino non perde il proverbiale sorriso. Swiatek? «E’ molto complicato giocare contro di lei - ha detto Paolini, dal campo, dopo la premiazione i presenza di due leggende del tennis, Martina Navrátilová e Chris Evert - Così giovane e ha già vinto tanti Slam...Ma sono orgogliosa di me, del mio percorso. E non è ancora finita, domani c’è la finale del doppio» contro contro Gauff e Siniakova, ha ricordato la toscana di 28 anni, mentre la Swiatek le rende nuovamente omaggio, parlando di una vittoria «non facile come potrebbe sembrare dal risultato».

Esprimendosi in perfetto inglese, Paolini evoca sua volta una finale «durissima ma anche divertente». «E sono felice che la mia famiglia sia riuscita a venire. Meritano anche loro di vivere questi momenti», ha continuato poco dopo, ricordando la nuova sfida di domani in tandem con la Errani. «In campo cercherò di divertirmi. Ce la metteremo tutta. Speriamo vada meglio» rispetto ad oggi. A chi chiedeva come fosse sentirsi n.7 al mondo, dice di non pensarci «molto». Sono ovviamente molto felice. Ora è un feeling strano, ho appena perso la finale, ma credo di poter essere soddisfatta di queste due settimane e del nuovo ranking» Atp.

Durante gli Open di Francia, ha puntualizzato la pupilla di Renzo Furlan in stato di grazia a Parigi, «ho giocato sempre meglio: non so dove questo viaggio mi porterà, ma sono curiosa di scoprirlo. Cerco di dare il 100% e vediamo cosa porterà il futuro». Quanto a Swiatek, ha giocato ad un «livello incredibile per tutto il match’». «Non è facile giocare a quell’intensità - spiega l’azzurra - quella di oggi è stata la sfida più grande della mia carriera». Purtroppo, «sono riuscita a tenere la sua intensità per troppo poco tempo ma è stata una grande lezione e spero di poterla affrontare nuovamente: confrontarsi con la n.1 ti aiuta a capire dove migliorare e avvicinarti ancora di più a quei livelli».

Le due finaliste si erano già affrontate due volte, agli Usa Open nel 2022 e a Praga, nel 2018, con la polacca vincente in entrambi i casi. In carriera, la 23enne regina di Parigi ha vinto anche un altro Slam, gli US Open nel 2022. Da oggi diventa la quarta giocatrice più titolata della storia degli Open di Francia, a pari merito con Justine Henin e Helen Wills, ma ancora dietro a Chris Evert (7), Steffi Graf (6) e Margaret Court (5). Per quanto tempo ancora? A 23 anni e 9 giorni, è la tennista più giovane dell’era Open a raggiungere i quattro titoli alla Porte d’Auteuil. Ma il suo sogno è collezionarne ancora di più, magari 14, come il suo idolo Rafael Nadal, per entrare nel gotha di Francia, almeno al pari dello stesso Rafa o, perché no, dei Babà, i morbidissimi dolci da forno importati a Parigi dal re polacco Stanislao Leszczski e divenuti leggendari Oltralpe, prima che i pasticceri napoletani non ne facessero a loro volta uno dei simboli del loro estro culinario. Un’altra meravigliosa triangolazione Francia-Polonia-Italia.

Ma questa è un altra storia. Un’altra bellissima storia europea almeno quanto quella scritta oggi al Roland Garros.

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