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La Lazio si prende derby e semifinale di Coppa Italia, flop Roma

Zaccagni decide su rigore. Finale rovente con tre espulsi

Lazio in festa dopo la vittoria

Un primo tempo alla camomilla ed una ripresa con tre espulsi e cinque ammoniti. Sono i due volti del derby di Coppa Italia che proietta la Lazio in semifinale grazie al rigore trasformato da Zaccagni al 6’ del secondo tempo. Un 1-0 a lungo festeggiato dai giocatori biancocelesti sotto la curva Nord, dopo un finale elettrico, da derby sporco e cattivo, mentre per 80 minuti la correttezza l’aveva fatta da padrona.

La Roma piange il suo risveglio tardivo. Solo parecchio dopo essere andata sotto ha fatto vedere qualche sprazzo della determinazione che le sarebbe servita ben prima. Ma ormai era tardi. Intanto un obiettivo importante della stagione è svanito, e il contraccolpo rischia di esser forte.

L’influenza priva Sarri di Provedel ed in porta va il greco Christos Mandas, 22 anni, all’esordio nella partita più difficile. Nella difesa della Roma c’è dall’inizio l’olandese Huijsen, 18, fresco arrivo in prestito dalla Juventus. E’ un derby per giovani coraggiosi.

La Lazio per prima rompe gli indugi con la discesa sulla sinistra di Zaccagni. Sul cross rasoterra, Huijsen è bravo ad anticipare Castellanos. Cataldi stende Dybala su una zolla pericolosamente centrale, ma la punizione dell’argentino è innocua. Squadre strettissime, raccolte in una trentina di metri, e partita molto tattica. Anche abbastanza fallosa, ma non cattiva. Dopo 30’ quel che manca sono le occasioni da rete. L’equilibrio è sottilissimo. Basterebbe un guizzo per spezzarlo. Con marcature così bloccate non accade, inevitabile in un primo tempo con il freno a mano tirato. Lo 0-0 ricalca il canovaccio del timoroso derby di campionato, ma se allora poteva accontentare tutti, oggi non basta.

Al rientro, nella Roma Lorenzo Pellegrini prende il posto di Dybala dolorante, invariato l’11 biancoceleste. In pochi minuti accade più che in tutti i primi 45’. E per merito della Lazio. Vecino, di testa sul cross di Felipe Anderson, impegna Rui Patricio in un mezzo miracolone. E’ il prologo del rigore, deciso da Orsato dopo richiamo al Var, per un calcio di Huijsen su Castellanos. Dal dischetto Zaccagni spiazza il portiere ed al 6’ la Lazio mette la testa avanti. Ma non si accontenta e costruisce subito due occasioni del 2-0: prima Rui Patricio si deve opporre ancora a Vecino, quindi è sempre l’uruguaiano a non trovare la porta da buona posizione. Mourinho vede i suoi vacillare e toglie Karsdorp e Zalewski per inserire Azmoun e Spinazzola. Ora è partita vera, senza risparmio e Orsato deve sventolare parecchi gialli.

Anche Sarri vuole forze fresce: fuori Zaccagni, Cataldi e Lazzari; dentro Luca Pellegrini, Pedro e Rovella. Adesso sono i giallorossi a tenere di più l’iniziativa, cercando il corridoio in cui lanciare Lukaku, mentre la Lazio fa muro davanti alla sua area e si affida al contropiede. Mourinho inserisce anche El Shaarawy, per Bove che quando esce è colpito al collo da una bottiglietta, si inginocchia un attimo e poi si rialza. Sarri richiama Castellanos, spazio a Isaksen. La Roma si gioca l’ultimo attaccante e Belotti entra per Huijsen. E’ però la Lazio, con un bella ripartenza in stile rugbistico, ad andare più vicina al gol, ma Pedro spreca tutto tirando centralmente.

A pochi minuti dal 90’ l’occasione del pari capita sul sinistro di Belotti. Mandas respinge un pò goffamente, poi si fa perdonare precedendo in angolo un avversario. C’è spazio per una rovesciata di Lukaku alta, unico acuto del belga. Nel concitato finale saltano i nervi a Pedro, espulso dopo un parapiglia con Paredes, poi rosso anche per Azmoun e, a partita finita, per Mancini.

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