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Il Cio riammette russi e bielorussi ai Giochi di Parigi con bandiera neutrale

Il comitato olimpico internazionale esclude gli eventi a squadre e gli atleti che avessero sostenuto attivamente l’invasione russa dell’Ucraina

Non ci sarà più bisogno di fare come il lottatore Georgi Tiblov, che ha preso la nazionalità serba, o lo specialista del Keirin (prova del ciclismo su pista) Mikhail Yakovlev, che per gareggiare ha preso il passaporto d’Israele. Il Cio ha stabilito che gli atleti di Russia e Bielorussia potranno prendere parte all’Olimpiade di Parigi, come neutrali, a patto di adempiere in pieno a determinate condizioni, e senza inno e bandiera. Non certo una novità per i russi, già fuori dai Giochi invernali di PyeongChang 2018 e da quelli estivi di Tokyo seppur per motivi diversi, ovvero il cosiddetto doping di Stato, e non a causa di una guerra.

Ma a Parigi la loro partecipazione, così come quella dei bielorussi, ha specificato il Cio, sarà permessa esclusivamente a titolo individuale e non sarà quindi possibile vedere, come nel 2018, un team di atleti neutrali o del comitato olimpico russo vincere una medaglia come successe nel 2018 con l’oro nell’hockey su ghiaccio.

Tra le condizioni dettate dal Cio c’è che questi atleti non abbiano sostenuto attivamente l’invasione russa dell’Ucraina, e che non siano tesserati per gruppi sportivi militari (e questo sarà un problema nella scherma, perché a Mosca e dintorni più di uno è tesserato per il club legato all’Armata Rossa). La loro eventuale presenza dovrà passare attraverso i criteri di qualificazione ai quali devono sottostare i loro colleghi di tutto il mondo e, ovviamente, il rispetto delle regole dell’antidoping. Intanto sui 4.600 atleti che finora si sono qualificati per Parigi 2024 gli «individuali neutrali» sono solo undici, otto russi e tre bielorussi, come ha tenuto a specificare il Cio. E’ invece di una sessantina il numero degli ucraini, ed è una questione cruciale poiché il timore di vedere una delegazione ucraina assente o con varie defezioni causa boicottaggio a Parigi preoccupa l’organismo olimpico.

Dopo aver bandito russi e bielorussi dallo sport mondiale alla fine di febbraio 2022, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, il Cio ha poi ‘ragionatò in due fasi per organizzare il loro ritorno, spiegando in numerose occasioni che gli atleti non dovrebbero «pagare per le azioni del loro governo». Lo scorso marzo, l’ente che governa il mondo olimpico ha raccomandato per la prima volta alle federazioni internazionali di reintegrare i russi e i bielorussi nelle loro competizioni sotto una bandiera neutrale, rinviando «a un momento opportuno» la decisione sui Giochi Olimpici di Parigi del 2024 e su quelli Invernali del 2026 a Milano-Cortina. L’organismo olimpico si è anche preso il tempo per valutare l’andamento delle competizioni, considerato complessivamente soddisfacente, e per vedere evolvere la posizione del governo ucraino, che prima ha richiesto ai suoi atleti di boicottare qualsiasi evento che coinvolgesse i russi prima di ammorbidire la sua posizione.

Ogni federazione internazionale ha seguito la raccomandazione a modo proprio, ad esempio la Fifa ha riammesso la Russia solo nelle competizioni di squadre composte esclusivamente da minorenni, mentre la boxe (ma l’Iba è fuori dall’olimpismo) ha riammesso i russi con tanto di bandiera e inno. L’atletica leggera continua invece a rifiutarsi di reintegrare i russi, neppure per Parigi. Ma il vertice olimpico di martedì scorso a Losanna ha dato un chiaro segnale da parte del mondo dello sport, perché i rappresentanti delle federazioni internazionali, dei 206 comitati olimpici nazionali e degli atleti hanno tutti chiesto una decisione «rapida», per consentire la presenza a Parigi dei pochi atleti russi e bielorussi che siano riusciti a superare le qualificazioni, e ora è arrivato il semaforo verde.

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