Obiettivo dieci medaglie centrato e superato. L’Italia dell’atletica taglia il traguardo che si era prefissata agli Europei di Monaco, e lo fa grazie a uno Yeman Crippa immenso che trionfa nei 10.000 metri, la sua gara in cui fu già bronzo 4 anni fa, con un’epica rimonta finale sul norvegese di origine eritrea Zerei Kbrom Mezngi che aveva cominciato l’ultimo giro con ampio margine sul trentino.
Il corridore arrivato dalle parti di Oslo come profugo e poi accolto come uno di loro dai norvegesi sembrava poter vincere, invece Crippa letteralmente lo demoliva nell’ultimo giro complice il cambio secco ai meno 300 metri, per lasciare sul posto il temibile francese Jimmy Gressier che marcava stretto il poliziotto di Tione. Sì, proprio Crippa, che a marzo 2020 venne fermato più volte per accertamenti da pattuglie di colleghi mentre correva per allenarsi: alcuni cittadini di Trento, appostati alle finestre, non sapevano che quello era un campione e lo avevano segnalato alle forze dell’ordine perché stava in strada, e correndo, in pieno lockdown. Lui preferì non commentare, ma ora sono tempi fortunatamente lontani. Adesso c’è la gioia, perché a Monaco Yeman completava il suo fantastico recupero sul norvegese vincendo con quella volata che sarà difficile dimenticare . Bronzo alla Francia, non con Gressier, ma con quello Yann Schrub (27:47.13) che quasi non credeva di aver preceduto il più quotato compagno (27:49.84). Ottimo quinto, bravissimo, il matematico piemontese Pietro Riva, allievo di Stefano Baldini, oggi al primato personale, con 27:50.51.
Così l’Italia, con Crippa che dedica il suo oro alla famiglia, al suo allenatore Massimo Pegoretti e alla mental coach (ne ha una anche lui, come Marcell Jacobs) torna padrona dei 10.000 metri a distanza di 32 anni dall’oro di Totò Antibo a Spalato 1990, vittoria che seguiva quelle dell’attuale presidente federale Stefano Mei (Stoccarda 1986) e di Alberto Cova (Atene 1982).
«E’ veramente la decima medaglia dell’Italia? Così tante ne abbiamo prese? Scherzi a parte, sono contento - le parole di un Crippa visibilmente felice -: volevo finire bene l’Europeo, e finalmente posso dire di avere preso un oro di valore assoluto. Quando c’è la forma, si riescono a fare anche queste cose. Sono super contento. Quando ho visto che il primo (Mezngi ndr) si muoveva e aveva guadagnato terreno, sono partito anche io e alla fine l’ho preso. Qui il bronzo nei 5.000 è stato un ‘antipastò, la mia gara è questa, e sapevo di potermela giocare al meglio. Sono partito troppo tardi? No, ma non volevo tirare io nella seconda metà di gara i. Ho dato un bello strappo per staccare un pò di gente e poi, a una certa, ho lasciato fare a qualcun altro. Sapevo che in volata potevo essere il migliore».
Finisce invece male la finale del salto di alto di Elena Vallortigara, recente bronzo mondiale: l’azzurra si ferma alla misura di 1.90 sbagliata tre volte, ed è solo nona in una gara in cui non nascondeva le ambizioni di medaglia. «Dispiace davvero - dice a freddo - Forse dopo Eugene ero scarica mentalmente, ma 1.90 è una misura che dovrei saltare in tranquillità, e invece quest’anno mi è capitato più volte di non superarla. C’è un problema tecnico che si ripropone, nella rincorsa. Non è un caso se è finita così, ne dovrò parlare con il mio allenatore. Voglio risolverlo per dare soddisfazioni ai miei tifosi: qui a Monaco puntavo a ben altro».
L'11 medaglia arriva con il bronzo conquistato nella gara della staffetta 4X100 donne da Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese, quest'ultima irresistibile sul rettilineo
finale. «Ci credevamo, paura di nessuno, lo avevamo promesso», chiosa Bongiorni dopo la gara. Oro alla Germania, argento alla Polonia.
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