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Sospetti di doping per un componente della staffetta inglese, Jacobs: qualcuno parla senza pensare

La staffetta 4x100 britannica giunta seconda dietro l'Italia

«Mi fa sorridere pensare che coloro che hanno parlato senza pensare a quel che dicevano ora devono piuttosto guardare a casa loro. Io ho lavorato tanto, mi sono sacrificato e non ho voluto dare peso a persone che non sanno quello che dicono». Lo ha detto Marcell Jacobs, ospite oggi a Unomattina Estate su Rai1, commentando i sospetti di doping che hanno coinvolto il britannico Chijindu Ujah, staffettista nella finale olimpica della 4x100 vinta dall’Italia per un centesimo di secondo proprio sulla Gran Bretagna. Un'eventuale squalifica di Ujah, se fosse positivo alle controanalisi, porterebbe alla squalifica dell’intera squadra britannica e quindi alla perdita della medaglia d’argento. In questo modo la classifica della 4X100 dei Giochi giapponesi dietro all’Italia cambierebbe con l’argento per il Canada e il bronzo per la Cina. Ujah ha corso la prima frazione della staffetta.

La notizia della positività al doping del componente del quartetto britannico arriva dopo che il quotidiano inglese Times aveva fatto insinuazioni in merito ai rapporti, peraltro interrotti da tempo, tra la medaglia d’oro nei 100 metri e nella staffetta Marcell Jacobs e l’imprenditore Giacomo Spazzini, quest’ultimo oggetto di indagini da parte della polizia per presunto traffico di sostanze illecite.

Sono quattro gli atleti che hanno commesso infrazioni relative al oping durante le gare dei Giochi di Tokyo 2020 e ora rischiano sanzioni. World Athletics, nella nota in cui ha diffuso la notizia, ha spiegato che «in conformità con le regole antidoping del Cio e le regole antidoping dell’atletica mondiale, l’Athletics Integrity Unit (Aiu) ha avviato procedimenti disciplinari per determinare eventuali conseguenze oltre i Giochi di Tokyo 2020 da imporre a quattro atleti che potrebbero aver commesso violazioni delle regole antidoping a seguito di test effettuati dall’Agenzia internazionale di test durante Tokyo 2020».

«Tre di questi atleti - sottolinea la nota - erano stati sospesi provvisoriamente durante i Giochi». Si tratta di Sadik Mikhou (Bahrein, 1500 m) per presenza e uso di un metodo proibito (trasfusione di sangue), Benik Abramyan (Georgia, getto del peso) per la presenza e uso di una sostanza proibita (Dhcmt, Metandienone, Tamoxifene), e Mark Otieno Odhiambo (Kenya, 100 m) per la presenza e uso di una sostanza proibita (Metasterone).

Dopo la conclusione dell’Olimpiade, l’Aiu ha notificato tuttavia «un ulteriore risultato analitico avverso dai test condotti durante i Giochi». Ad essere stato trovato positivo è stato proprio uno dei componenti della staffetta 4X100 della Gran Bretagna, Chijindu Ujah per la «presenza/ uso di una sostanza proibita (Ostarine e S-23)». Ora si attende «la conclusione del procedimento contro gli atleti di cui sopra, che determinerà se sono state commesse violazioni delle norme antidoping e quali eventuali conseguenze dovrebbero essere imposte in relazione ai Giochi olimpici». Se la violazione di CJ Ujah in materia di doping venisse confermata, le medaglie d’argento del quartetto britannico di Tokyo 2020, secondo dietro l’Italia, sarebbero revocate. È già successo alla staffetta 4X100 della Giamaica, che vinse l’oro a Pechino 2008 e poi si vide revocata la medaglia per la positività al doping di Nesta Carter.

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