«Invidia per il calcio? No», risponde sicura Lucilla Boari, bronzo individuale nell’arco femminile ai Giochi di Tokyo. «Non è giusto forse - aggiunge - avere così poca visibilità durante l’anno, ma i risultati che abbiamo ottenuto parlano da soli, abbiamo fatto un’impresa. Il calcio è tutti i giorni, è seguito e lo seguo anch’io ma va bene così». Lucilla non ha paura dell’«anonimato» in cui rischiano di tornare sport come il suo, una volta che si sono spente le luci delle Olimpiadi. Ospite ai microfoni di «Radio Anch’io» su RadioUno, la ventiquattrenne di Rivalta sul Mincio, tesserata per le Fiamme Oro, ritiene però che per attirare l’attenzione su certe tematiche, come la parità di genere, «lo sport può essere fondamentale. E grazie alle Olimpiadi si può avere più visibilità, far capire che siamo anche noi persone normalissime, che vivono quotidianamente come vivono gli altri».
Tornando alla sua storica medaglia, prima arciera azzurra capace di salire sul podio olimpico, Lucilla spera che sia «un primo passo per un roseo futuro per l’arco al femminile. È uno di quei tipi di sport che richiede tanta concentrazione, di focus sul proprio corpo, sul gesto tecnico del tiro. Il mental coach? Per uno sport come il nostro è indispensabile».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia