Domenica 17 Novembre 2024

Olimpiadi, oro da sogno nella 4x100. Jacobs: "Ci hanno spinto gli italiani"

Tra storia e leggenda. L’Italia della staffetta 4x100 è campione olimpica ai Giochi di Tokyo 2020. Il quartetto azzurro composto da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu stabilendo il nuovo primato italiano di 37"50 hanno conquistato una stupenda medaglia d’oro nella staffetta veloce che nelle ultime edizioni è sempre stata terra di conquista di americani e giamaicani. Alle spalle dell’Italia la Gran Bretagna con 37"51 e il Canada con 37"70. Eccellente Tortu nell’ultima frazione nella quale ha battuto il britannico Nethaneel Mitchell-Blake. Solo quinta la Giamaica. Si scatena la festa azzurra sugli spalti dello stadio Olimpico di Tokyo: i quattro azzurri sono andati sotto la curva, quella dei compagni di squadra che hanno intonato l’ormai coretto del successo, «po-poro-po-po». Dagli altoparlanti dello stadio la musica di Notti Magiche di Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Allo stadio Olimpico di Tokyo gli stranieri sono increduli dopo l’ennesima impresa dell’Italia nell’atletica: «È incredibile, queste sono proprio le Olimpiadi dell’Italia», si lascia scappare un cronista. Poco dopo, il siparietto tra Marcell Jacobs e Richard Kealty, con l’inglese che salutando e complimentandosi rimanda tutto «al prossimo anno», e l’azzurro che ringrazia e ride di gusto. Sullo sfondo dell’ennesima impresa azzurra a Tokyo 2020, questa volta in una staffetta da sogno che ha esaltato ancora di più lo spirito di squadra dell’Italia, ricordano un po’ le Notti Magiche degli Europei di calcio, le stesse che gli organizzatori giapponesi infatti hanno lanciato dagli altoparlanti dello stadio Olimpico. Il resto lo ha fatto la folta delegazione dell’ItaliaTeam dalla tribuna all’arrivo di Filippo Tortu per primo al traguardo. Cantando con i Fantastici 4 della staffetta Volare, quello che sta facendo l’Italia dell’atletica, prima con cinque ori nel medagliere di disciplina. Ed è proprio Filippo Tortu che in zona mista rivendica il rinato dualismo tra Italia e Inghilterra: «Gli inglesi? Non è il loro anno, it’s coming Rome di nuovo». Anche se poi l’atletica non è il calcio e subito dopo l’azzurro specifica: «Battute a parte, loro sono quelli che abbiamo sempre preso d’esempio, ma stavolta sono stati loro a fare i complimenti a noi». E se da quando ha vinto i 100 metri è sempre stato Marcell Jacobs l’uomo copertina, oggi questo oro rilancia Tortu, con quel tuffo finale che «vale più di quel centimetro» che ha fatto la differenza tra oro e argento: «Quel tuffo - dice l’atleta delle Fiamme Gialle - dice che ogni centimetro conta e ha una storia dietro. Oggi questo crederci sempre mi ha ripagato». Lui lo sa, più di tutti: primo italiano nella storia ad esser sceso sotto il muro dei 10 secondi, negli ultimi due anni si è visto sfilare lo scettro di uomo più veloce d’Italia da Jacobs. Tra i due c'è sempre stata sana rivalità, ma bastava vedere come si abbracciavano a fine gara per capire lo spirito di questa squadra: «Oggi ho pianto prima della gara e penso che piangerò ancora molto», ammette Tortu, che ha raccontato «di aver chiesto a Lorenzo Patta: “ma davvero siamo oro?”. Poi - ha concluso a RaiSport il velocista azzurro - quando ho visto nel tabellone la scritta Italia non ci ho capito più nulla». Un’Italia bella, fresca, che «ha trovato una grande alchimia, una chimica, sono tutti ragazzi simpatici e hanno fatto grandi cose per il loro Paese in questa Olimpiade», dice con convinzione da fuori Andre de Grasse, uscito sconfitto nei 100 metri da Jacobs, ma comunque campione olimpico dei 200. Scattano subito i paragoni più facili, perché se a Jacobs si chiedeva poco dopo il record europeo se pensava a battere il 9.58 di Bolt, oggi il tema era: «Siamo la nuova Giamaica? Ma quale Giamaica. Siamo l’Italia e siamo i migliori di sempre, siamo tutti e quattro superstar», ribatte Jacobs. Già, perché al loro fianco, ci sono anche Eseosa Desalu e Lorenzo Patta. Il primo alla sua seconda staffetta in curva: «Ma mi sono trovato abbastanza bene - dice lo scaramantico Faustino -. Siamo un bel gruppo, abbiamo lavorato tanto, la cosa che ha fatto la differenza è il grande gruppo che ci unisce». L’altro invece, esordiente in una finale olimpica, stessa calma, uno sprint in più in avvio: «Sono felicissimo e al settimo cielo. È la mia prima Olimpiade, penso sia andata bene». Meglio di così, Lorenzo, c'è solo lo sbarco sulla Luna. «La cosa più bella è che prima di entrare abbiamo fatto il nostro saluto e ci siamo detti di andare a vincere questa medaglia d’oro», chiude Marcell Jacobs che si mette al collo la sua seconda medaglia d’oro dopo quella altrettanto memorabile conquistata nella gara individuale dei 100 metri. «Ci siamo guardati negli occhi e ci abbiamo creduto - racconta l’azzurro -. La medaglia d’oro chi se la sarebbe mai aspettata, abbiamo fatto un grandissimo lavoro. È stato un percorso veramente lungo che ci ha portato fino a qua, adesso siamo sul tetto del mondo. Grazie agli italiani che ci hanno sostenuto tantissimo: ieri un oro, oggi un altro, stasera un altro ancora. Quando tornerò in camera proverò a iniziare a piangere, è stato qualcosa di veramente incredibile per il nostro Paese», afferma ancora il nativo di El Paso, cresciuto a Desenzano del Garda.

«È l’emozione più bella che si possa immaginare e sognare», commenta invece Filippo Tortu, che nell’ultima frazione lanciata ha avuto il compito di completare l’opera iniziata dai suoi compagni. «È difficile parlare di me e non di noi, perché la staffetta si corre in quattro - ha proseguito l’azzurro -. Quando sono partito ho visto che il britannico era lì, al mio fianco. In quel momento ho pensato solo a stare rilassato e a correre il più tranquillo possibile perché sapevo che l’avrei potuto prendere e superare. Ero più lucido mentre correvo rispetto a quando ho tagliato il traguardo. Non credevo fosse vero: ho subito chiesto se avessimo vinto davvero noi ed era così. Stanotte non riuscirò a chiudere occhio, la cosa più bella sarà cantare l’inno domani sul podio».

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