La Superlega stile Usa è nata, il suo campionato di elite ancora no. Ma il calcio è già spaccato e in campo scende l'Europa, con un tackle per fermare i 12 "secessionisti" e chiunque voglia seguirli. Da Draghi a Johnson, passando per le autorità Ue, è uno stop deciso a un progetto che promette fiumi di denaro sul calcio europeo e una solidarietà aumentata (+160 milioni l'anno) verso chi rimane fuori dal vertice, ma per i suoi oppositori rischia di sostituire il censo al merito. Mai più una Stella Rossa campione d'Europa o un Leicester campione d'Inghilterra.
Insomma, un "punto di non ritorno" per uno sport che è specchio della società e settore economico dai delicati equilibri finanziari. L'annuncio di Florentino Perez e Andrea Agnelli ha meno di 24 ore, Jp Morgan ha confermato che finanzierà l'operazione con 4 miliardi di euro, la nuova Superlega parla sempre più americano, e il calcio già non sembra più lo stesso.
Ma chi si oppone lo fa "whatever it takes", visto che l'alt dell'Ue oltre a Macron coinvolge Draghi e ha tra i capofila Boris Johnson, disposto "a fare di tutto insieme con le autorità del calcio" per fermare il progetto.
L'Eliseo pensa a una specifica direttiva europea che consenta all'Uefa di mantenere l'impegno a estromettere club e giocatori che vi partecipino: una durissima battaglia legale è all'orizzonte, alle minacce Uefa hanno già replicato i 12 depositando petizioni in diversi tribunali. Gli esperti assicurano che il precedente dell'Eurolega di basket e una sentenza della Corte europea impediscono il veto ai calciatori.
Ma intanto l'Esecutivo del calcio europeo è stato riconvocato per venerdì, e lì - secondo uno dei suoi membri - potrebbe essere decisa l'esclusione da subito dalle Coppe dei ribelli. Ceferin, presidente della confederazione europea del calcio, ha parlato di "sputo in faccia a tutti quelli che amano questo sport" e domani Gianni Infantino in apertura del congresso Uefa ribadirà il no della Fifa, seppur meno inferocito di quello europeo. La guerra è anche un conflitto personale: Ceferin si dice "deluso da Agnelli, capace di mentire come nessun altro".
Molto resta da definire ancora, a parte la struttura portante. Con cinque dei sei grandi club inglesi di proprietà Usa, la finanza americana appare la grande regista dell'operazione stile Nba. Così mentre il titolo Juve volava a Piazza Affari (+17,8%) quello United saliva a Wall Street. Non è azzardato pensare che in caso di controversie, qualcuno possa chiedere che il tribunale competente sia New York. E c'è chi sottolinea che la grande operazione dello scandalo Fifa, che travolse Blatter e Platini, partì proprio dall'Fbi.
"Bisogna preservare le competizioni nazionali", sottolinea Draghi, mentre Johnson stringe una inattesa alleanza con le autorità di Bruxelles. Intanto tifosi e calciatori da tutta Europa sollevano, a parte qualche eccezione, un coro di no. Tra quelli che non ci stanno, Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Col Psg, erano i principali candidati a completare il novero dei 15 soci fondatori della Superlega. Ma Rummenigge, presidente del Bayern che ha scoperchiato con l'Uefa il vaso di Pandora, è stato durissimo: "La Superlega non risolverà il problema finanziario, i club pensino piuttosto a equilibrare costi e ricavi".
Al Khelaifi, sceicco qatariota che con Neymar e Mbappè è entrato nell'elite del calcio europeo, invece ha tenuto fuori il suo Psg appoggiando ieri, nell'Esecutivo Uefa, il varo di una nuova Champions allargata da 36 squadre, dal 2024. Il sindacato mondiale dei calciatori è preoccupato dal rischio di esclusione dei suoi assistiti dalle nazionali, quello italiano invoca l'accordo che molti ipotizzano per non creare un calcio parallelo.
In Italia, invece, i 17 di A attaccano Juve, Inter e Milan. In una infuocata riunione della Lega, Cairo e Preziosi chiedono le dimissioni da consigliere federale di Marotta e criticano duramente Agnelli ("hanno tradito la serie A", dice il presidente del Torino), nella convinzione che il progetto Superlega sia partito in realtà a gennaio. "Il calcio è dei tifosi", ribadisce da Montreux il presidente Figc, Gravina. E a sostenerli non ci sono più solo federazioni o Uefa, ma le cancellerie delle principali capitali europee.
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