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Coronavirus: Tomba, Brignone e i maestri di sci: "Stop a Natale è un danno irreparabile"

"Sarebbe un danno enorme, irreparabile, se il Governo confermasse le notizie circolate in queste ore, sulla possibilità di non aprire gli impianti da sci per le festività natalizie". Lo dichiara Giuseppe Cuc, presidente del Collegio Nazionale dei Maestri di Sci e dell’Associazione Valdostana Maestri Sci. In Italia sono 15.000 i maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 le scuole di sci che operano sull'intero territorio.

"Molte famiglie vivono solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque-sei mesi invernali di attività. Una falsa partenza come quella annunciata, sarebbe drammatica per la categoria e per l’intero settore della montagna", spiega Cuc.

"Riaprire le piste da sci per dare un segnale al paese e salvare un settore dal fallimento certo". Alberto Tomba e Federica Brignone, il passato e il presente più illustre dello sci agonistico azzurro, scendono in pista per sostenere la battaglia dell’intero comparto della neve che si oppone alla proroga della chiusura delle stazioni invernali anche nell’ambito delle misure anti covid oggi allo studio del governo. E lo fanno con un appello in tandem all’Ansa.

"È molto importante che gli impianti aprano a Natale, perché sarebbe un segnale positivo per tutti. Altrimenti, con le stazioni chiuse, il danno sarebbe irreparabile» l’intervento deciso della campionessa azzurra detentrice della coppa del mondo. Non ha dubbi anche Tomba: «Nello sci il distanziamento non è certo un problema. Le piste vanno aperte". E si deve riaprire per Natale anche per dare un segnale di speranza per il Paese intero.

"Permetterebbe alle famiglie e ai ragazzi di stare all’aria aperta - sottolinea Brignone -, facendo nel rispetto delle regole uno sport che non è pericoloso, che permette di stare a distanza perché nello sci è difficile starsi addosso. E darebbe un segnale di positività".

"È davvero importante che gli impianti aprano - insiste la sciatrice figlia d’arte -. E questo perché oltre a consentire a tutti una boccata d’aria, serve per l’intero settore: si rischia altrimenti che le stazioni cadano in una crisi senza fine. Tante già fanno fatica ad arrivare a fine stagione, a pareggiare i conti e Natale fa la grossa fetta. Saltando il periodo di Sant'Ambrogio la perdita è ingente, fermi a Natale sarebbe un danno irreparabile".

E pure per Tomba lo stop prolungato ora non ha senso: "Lo sci è per eccellenza sport all’aperto e individuale: in più non è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso. E sciando neppure c'è un problema di distanziamento -sottolinea Tomba - con tutti gli accorgimenti del caso, ma le piste vanno riaperte". Se il problema è l’accesso alle piste e l’eventuale rischio assembramento, l’ex campione bolognese indica la ricetta: "Dove c'è un seggiovia a due o tre posti si va da soli, se è da cinque si va in tre. E si possono benissimo diminuire e segnare anche i posti sulle cabinovie: non c'è dunque problema a mantenere il distanziamento sugli impianti".

Se il problema è la fase ristoro dell’apres sky, ovvero il dopo pista convivale tra cioccolata calda e aperitivo, l’uomo simbolo dello sci azzurro spiega che "anche in questo caso, come avviene nei ristoranti, si può limitare gli accessi nei rifugi, con mascherina e distanziamento obbligatori".

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