Alla fine il 'Corona Tour' ha beffato anche lui, Nole Djokovic. Risultato del tampone: «positivo al Covid-19» e fine dell’Adria Tour, il torneo benefico organizzato nei Balcani, sfidando tutte le precauzioni sanitarie, fortemente voluto dal n.1 del mondo per celebrare il risveglio del tennis dal lungo letargo imposto dalla pandemia.
L’annuncio della positività di Djokovic non solo danneggia l’immagine del campione serbo, noto per la sua posizione «no vax», ma rischia di guastare i piani di ripresa del circuito ATP in agosto. Djokovic comunque alla fine ha ammesso l’errore: «Ci siamo siamo sbagliati, era troppo presto».
«Non appena siamo arrivati a Belgrado (da Zara, in Croazia, dove nel fine settimana si è svolta la seconda fase del torneo, ndr), siamo andati a fare il test. Il mio e quello di mia moglie Jelena sono positivi. Quelli dei bambini sono negativi», ha detto ancora Djokovic. L’Adria Tour, iniziato a Belgrado, è continuato a Zara e si sarebbe concluso in Montenegro, se non fosse stato cancellato oggi.
Le immagini che si sono viste in quei giorni ora offrono un assist perfetto ai sostenitori del distanziamento sociale: uno stadio pieno di tifosi a Belgrado, con pochissime mascherine, giocatori che si danno abbracci in campo, cene di gruppo senza alcuna precauzione, balli sfrenati in discoteca (notati in particolare in questo esercizio Djokovic, Alexander Zverev e Grigor Dimitrov), basket e calcio senza alcuna limitazione di contatto.
Il risultato è che, oltre al numero 1 del ranking, ora sono positivi Dimitrov (n.19), Borna Coric (n.33) e Viktor Troicki (n.184), mentre Zverev (n.7), Andrey Rublev (n.14) e Marin Cilic (n.37) dovrebbero averla fatta franca. D’altra parte, Dominic Thiem (n.3), che aveva partecipato alla festa di Belgrado, è partito per Nizza, dove partecipa ad un torneo-esibizione (ma a porte chiuse) con Stefanos Tsitsipas (n.6), Matteo Berrettini (n.8), David Goffin (n.10) e Benoît Paire (n.22). Testato al suo arrivo a Nizza, Thiem ha ricevuto il via libera.
Ciò non toglie che il focolaio innescato dall’Adria Tour rischia di avere infauste conseguenze sulla ripresa del circuito ATP, in programma dal 14 agosto a Washington, prima degli US Open (31 agosto-13 settembre ). Quali giocatori potranno scendere in campo? Quali si arrischieranno a farlo? Quali misure imporranno gli organizzatori, sapendo che quelle inizialmente proposte per gli US Open erano stati bocciati come «estreme ed impossibili» da Djokovic, prima di un leggero cambio di rotta? Quali giocatori accetteranno queste misure sanitarie probabilmente inasprite?
«Abbiamo organizzato il torneo nel momento in cui il virus si era indebolito, con l’obiettivo di raccogliere fondi... mi dispiace per ogni persona infetta - si difende ora Djokovic - Spero che il loro numero non aumenti». Adesso c'è chi ricorda alcuni suoi atteggiamenti quantomeno bizzarri. Come aver dato spazio su Instagram ad una persona che afferma di poter purificare l’acqua con la forza della mente. E molti colleghi non hanno dimenticato la sua assenza alla videoconferenza organizzata dall’ATP all’inizio di giugno per parlare della ripresa del circuito, congelata da marzo. Hanno partecipato in 400, ma non lui, nonostante sia il loro rappresentante principale come presidente del Consiglio dei giocatori. Un disinteresse che Rafa Nadal aveva subito rilevato. ANSA
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