Si attendeva per domani, invece c'è già la firma di Roberto Mancini sul contratto che lo fa diventare il 52/o ct della nazionale azzurra di calcio. Nome e cognome l’allenatore marchigiano li ha vergati stasera, poco prima delle 21, nemmeno nove ore dopo il suo sbarco a Fiumicino da San Pietroburgo.
Che le trattative finali fossero quasi chiuse lo aveva annunciato poco prima delle 18 il commissario straordinario della Figc, Roberto Fabbricini, e le ore successive, col lavoro dei legali delle due parti in via Allegri, hanno permesso di 'limarè gli ultimi particolari del biennale che legherà il tecnico jesino all’azzurro fino al 2020.
"Roberto Mancini aveva questo grande desiderio di sedere sulla panchina azzurra e lo ha dimostrato anche con fatti concreti. Speriamo adesso di lavorare bene e basta», ha detto Fabbricini, dopo l’accordo. L’ex tecnico dello Zenit, visibilmente sorridente, non ha rilasciato dichiarazioni lasciando lo studio del vice commissario federale Clarizia dove è stato messo nero su bianco l’ingaggio dell’allenatore.
«La giornata si è conclusa come volevamo, siamo contenti e anche Roberto è contento. Domani ci sarà la presentazione ufficiale a Coverciano a mezzogiorno - ha aggiunto Fabbricini - È stata una formalizzazione di un discorso che era praticamente concluso. Il contratto? Ne parliamo domani, daremo i particolari e lui spiegherà tempi e convocazioni, non i nomi chiaramente ma come si organizzerà questa prima permanenza di tre partite».
Conclusa la sua avventura allo Zenit dopo la risoluzione consensuale ufficializzata ieri, l’ex tecnico di Lazio, Fiorentina e Inter non ha voluto aspettare oltre ed è volato subito a Roma. In poche ore tutto si è concluso, e da domani comincia la nuova avventura. «Roberto Mancini ha dimostrato di volere moltissimo questo ruolo, facendo un gesto importante, apprezzato, di rinunciare a molti anni di contratto con lo Zenit e credo che questo, nel contesto storico che stiamo vivendo, un allenatore della Nazionale Italiana lo dovesse dare. Poi è sempre difficile parlare di scelta migliore, ma io penso questa di Mancini sia una scelta giusta», il viatico del presidente del Coni, Giovanni Malagò.
L’ex Zenit resterà sulla panchina azzurra fino all’Europeo 2020 con un ingaggio, si dice, di circa due milioni all’anno. Il suo compito sarà quello di risollevare le sorti del calcio italiano, uscito con le ossa rotte dall’eliminazione dal Mondiale di Russia. Sei mesi dopo l’esonero di Gian Piero Ventura e il breve interregno di Gigi Di Biagio, il ct dell’U21 "prestato" alla nazionale maggiore per le amichevoli di marzo contro Argentina e Inghilterra, la panchina azzurra tornerà dunque ad avere il suo nuovo 'padronè che dovrebbe debuttare il 28 maggio a San Gallo nell’amichevole contro l’Arabia Saudita e guidare l’Italia nella Nations League, che partirà il prossimo 6 settembre e che vede gli azzurri nel girone con Portogallo e Polonia e nelle qualificazioni per gli Europei 2020.
Il 53enne tecnico jesino figurava de sempre nella ristretta rosa di nomi che il duo Fabbricini-Costacurta aveva in testa per il nuovo corso: tanti i nomi circolati, dall’ex Antonio Conte a Carlo Ancelotti, che ha poi declinato l’offerta. Via libera dunque a Mancini che da allenatore già vanta un curriculum di spessore fatto di tre scudetti (con l’Inter dal 2005 al 2008), 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, una Premier League (col Manchester City nel 2001-2012), una Coppa d’Inghilterra, una Community Shield, una Coppa di Turchia (col Galatasaray nel 2013-2014). Mancini ha anche vinto la 'Panchina d’Orò nella stagione 2007-2008.
Alla guida dello Zenit ha chiuso al quinto posto nel campionato russo, non riuscendo a qualificarsi per la Champions ma solo ai preliminari di Europa League. Dovrebbe portare con sè nella nuova avventura in azzurro il preparatore atletico Carminati e i collaboratori storici Gregucci e Salsano.
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