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Giro, va in porto la fuga: tappa a Dillier

TERME LUIGIANE. Nel viaggio di avvicinamento alla salita verso il Blockhaus che, almeno in teoria, ridisegnerà la classifica generale, e rappresenta il primo vero test per le gambe dei cosiddetti big, il 100/o Giro d’Italia regala la tappa che tutti s'aspettano: fuga di 207 dei 217 chilometri previsti dal programma e successo di Silvan Dillier.

Lo svizzero della Bmc, che ha solo 26 anni ma una lunga esperienza alle spalle, è stato bravo ad avere la meglio in volata sul belga Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e l’austriaco Lukas Postlberger, prima maglia rosa ad Olbia. I tre, che sullo strappo finale avevano staccato prima il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo), quindi Simone Andreetta (Bardiani-Csf), hanno soprattutto avuto il merito di resistere alla rimonta del gruppo, portando a termine una volata da pistard, sospeso fra l'attesa e il fattore-sorpresa, cullandosi sulla bici prima dell’affondo decisivo.

Italiani a bocca asciutta nelle due isole, Sardegna-Sicilia, ma anche in questa tappa tutta calabrese, che ha inaugurato la risalita dello Stivale, dopo i primi fuochi d’artificio in Sardegna e Sicilia. Nessun problema per Bob Jungels, il lussemburghese che ha indossato la maglia rosa sull'Etna e oggi ha mantenuto il proprio vantaggio - esiguo, ma determinante - sui britannici Geraint Thomas e Adam Yates, rispettivamente staccati di 6" e 10".

Non è stata una tappa particolarmente emozionante: poco dopo i 10 chilometri dal via di Reggio Calabria sono cominciati gli attacchi, con Pedersen, Stuyven, Andreetta, Postlberger, Dillier a tutta e il gruppo subito staccato. A Vibo Valentia, gli attaccanti sono riusciti a passare con quasi 9' sul resto della carovana, ma nessuno avrebbe scommesso su un tentativo partito così presto, in una giornata dal clima appiccicoso, con il vento di scirocco che non ha dato tregua. A un ritmo esagerato, spesso spinti dal vento, i cinque hanno 'regalatò il giusto al gruppo, avvicinandosi al traguardo con il cuore gonfio di speranza. Una speranza non vana.

La Cannondale-Drapac del ds Fabrizio Guidi ce l’ha messa tutta per azzerare il divario, ma senza successo. Nell’ondulato finale, mentre la puzza di zolfo delle Terme Luigiane s'infilava nelle narici dei fuggitivi, prima si è staccato Pedersen, quindi ha mollato Andreetta, facendo presagire un altro pomeriggio senza gloria per i colori italiani: sono rimasti in tre a giocarsi il successo, mentre il gruppo non è riuscito ad annullare il ritardo, per spianare la strada alla voracità dei velocisti.

L’ha spuntata Dillier, oro nella crono a squadre con la Bmc nel 2014 a Ponferrada (Spagna) e nel 2015 a Richmond (Usa), un corridore che arriva dalla pista e che, come un pistard, ha scelto l’attimo giusto per beffare i due avversari. E’ la sua prima vittoria nella tappa di un grande Giro e potrebbe non essere l’ultima.

Domani, nell’arrivo fra i trulli di Alberobello, si aspetta qualche corridore italiano. E’ vero che Vincenzo Nibali punta alla classifica finale, ma almeno un successo di tappa non guasterebbe e porrebbe fine a un digiuno che, con il passare dei giorni, diventa sempre più imbarazzante.

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