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Rio, impresa di Campriani: oro nella carabina 10 metri

RIO DE JANEIRO. Niccolò Campriani di nuovo d'oro. Il tiro a segno italiano ritrova il proprio fuoriclasse proprio nel giorno più importante, quello della finale olimpica della carabina 10 metri di Rio. Il fiorentino ex studente in Usa, che venne ricevuto da Obama alla Casa Bianca con la squadra di West Virginia vincitrice del titolo universitario Ncaa, in terra carioca trionfa all'ultimo colpo nel 'duellò con l'ucraino Lukish.

Così migliora Londra 2012, in cui nella stessa gara era stato d'argento. E non è finita perchè ci sarà anche la prova della carabina tre posizioni in cui Niccolò è campione olimpico uscente.

«Ma adesso non cominciate a dire che sono una leggenda - si affretta a dire -, perchè mi sento quello di sempre, una persona semplice che adesso vorrebbe ringraziare tanta gente. Semmai c'è un pò di gioia in più perchè io queste nuove regole non le ho mai digerite, al punto che sono arrivato a odiare il mio sport, che comunque mi ha fatto stare più vicino a mio padre. Oggi il mio primo pensiero va a lui, a mia madre e a tutti quelli che mi sono vicini. E alla mia fidanzata Petra (la collega di nazionale Zublasing ndr) che mi ha sopportato in questi tre anni in cui non ero felice. Adesso invece sono contento, e mi riempie il cuore vedere quelli vicino a me così felici. Rispetto a Londra sono in pace con me stesso».

Campriani è passato al comando della finale a otto di Rio dopo il 16/o tiro (su 20), quando regolava il proprio timing di sparo sui rumori fatti dai numerosi tifosi connazionali dell'indiano Bindra. Ha avuto la certezza del podio proprio quando è uscito il 'marajah' e a quel punto ha mantenuto i nervi saldi, provocando l'uscita prima del russo Maslennikov, terzo, e poi di Kulish, battuto con una sequenza finale di 10.6 e 10.7 che il rivale, meno freddo di lui, non ha neppure avvicinato. Ma è stato comunque un duello thrilling, un concentrato di emozioni dopo le quali l'olimpionico si è lasciato andare a un gesto per il quale si è poi scusato «perchè non è consono alla figura di un tiratore».

È la prima vittoria di Campriani con un'arma ad aria compressa da quando ci sono le nuove regole, che lui ha sempre avversato al punto di diventare il 'sindacalistà del mondo del tiro in lotta contro delle novità calate dall'alto e non volute dalla maggioranza degli atleti, costretti ogni volta a ripartire da zero. I suoi appelli alla Issf, la federazione internazionale di cui è vicepresidente l'italiano Luciano Rossi, sono rimasti lettera morta, così oggi l'ingegnere che ha fatto anche uno stage alla Ferrari si è preso la rivincita sui dirigenti che non l'hanno ascoltato.

Con la soddisfazione in più di aver trionfato per la prima volta con una carabina ad aria interamente di fabbricazione italiana, «al cui progetto ho partecipato in prima persona assieme al team della Pardini di Camaiore. La prima volta che l'ho utilizzata ho rischiato di non poter gareggiare perchè mi ero dimenticato delle viti». Ora ricomincerà la ricerca dentro se stesso, come fa ogni tiratore, visto che la sua Olimpiade non è finita.

«Ho ancora due gare - spiega - ma la mia priorità è stare vicino a Petra che ha un'altra gara l'11». Campriani è fatto così, quasi non fallisce un colpo ma per prima cosa pensa quasi sempre agli altri, al punto che in molti lo definiscono d'oro anche come persona. E questa, probabilmente, è la vittoria più importante.

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