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Lacrime e gol, Udinese e Lazio salutano i bomber Klose e Di Natale

UDINE. Dodici minuti e un gol. Dopo 12 anni  in bianconero, capitan Di Natale si congeda così dall'Udinese,  in una cornice di 20 mila tifosi accorsi allo stadio per lui.  Giusto in tempo per far salire a quota 209 le reti segnate in  serie A.

La notte bianconera di Totò Di Natale si apre con il tributo  del pubblico, che in curva nord srotola una foto del suo  «Immenso Totò» e uno striscione a celebrare il campione che è  diventato in Friuli e che in tutto lo stadio innalza una piccola  riproduzione della sua maglia numero 10. E si chiude con il giro  di campo per raccogliere l'abbraccio dello stadio, tra le  lacrime dei tifosi, e quelle dello stesso Di Natale che mostra  al pubblico la maglia del suo ex compagno in bianconero  Morosini, morto in campo quando giocava nel Livorno.

La festa è poi è stata completata sul palco d'onore allestito  in tribuna dalla società, mentre sui maxischermi dello stadio  venivano proiettati i messaggi di saluto di Spalletti, Guidolin,  Buffon, Totti e Sanchez.   «Voglio ringraziare la città, i miei tifosi e il mio  presidente», ha detto Di Natale, chiamando accanto a sè Silvio  Baldini. Quindi il patron Gianpaolo Pozzo: «È dura. È una  serata difficile per me. Hai fatto tantissimo per questa  società, per l'Udinese, per noi tutti. Ci mancherai. Sarà  difficile trovare qualcuno che possa fare quello che hai fatto  tu. È impossibile. Spero che tu possa rimanere con noi,  lavorare con noi e rimanere in questa città. Se te ne vai  sarebbe un dolore per noi. Vorrei anche ringraziare questo  magnifico pubblico ai quali dopo questa grande manifestazione di  affetto verso la squadra e verso Totò mi sento debitore di dover  fare meglio di quanto fatto in questi anni. Faremo di tutto per  divertirci assieme. Grazie a tutti, grazie a Totò». Infine, la  consegna di un piatto d'argento per celebrare le 445 presenze e  i 227 gol di Di Natale in bianconero.

Un tributo riservato anche a Pasquale e Domizzi, prossimi a  lasciare Udine e a cui la società ha consegnato una targa.  Applausi, cori e qualche lacrima  all'Olimpico per l'addio di Miro Klose, ma la Lazio non ha reso  il dovuto omaggio al suo bomber nell'ultima partita dopo cinque  anni da leader. La squadra di Inzaghi è crollata per 4-2 di  fronte ad una Fiorentina dalle armi giuste per sfruttare le sue  lacune difensive. E così l'epilogo del campionato potrebbe  coincidere con quello del tecnico biancoceleste, che sperava con  una bel finale di convincere Lotito a tenerlo.

Discorso inverso per Paulo Sousa, che ha chiuso con un solido  quinto posto e una netta vittoria dopo un periodo opaco e si  prepara per una nuova stagione in viola. La Lazio, andata subito  in vantaggio con un siluro di Lulic, ha forse pensato troppo a  creare per far segnare Klose, scoprendosi però alle ripartenze  degli ospiti, che in 15', tra il 31 e il 45', hanno preso il  sopravvento con le reti di Vecino, Tello e Bernardeschi,  autentici dominatori della serata. Nella ripresa, ancora Vecino  è andato in gol al 25' e, finalmente, il tanto atteso gol di  Klose è venuto al 29', quando il pubblico ha preteso a gran voce  che un rigore concesso per fallo su Lulic fosse battuto da lui e  non da Felipe Anderson già con la palla in mano.

La gente laziale, giunta numeroso per il Klose Day, è stata  più che affettuosa con il tedesco al passo d'addio, ma ha anche  fischiato la squadra e la sua prestazione, un tocco amaro in una  serata che doveva essere di festa. E come festa era iniziata. I  tifosi della Nord avevano esposto striscioni con 'Danke Mirò e  cartelli con le foto delle 62 reti segnate dal bomber, poi il  giocatore era entrato in campo con i due figli, mentre il  pubblico tutto in piedi scandiva il suo nome.

«Grazie a tutti i  tifosi, è stato veramente un onore aver indossato questa maglia  - ha detto l'attaccate rivolto a tutto lo stadio -. Sono stati 5  anni che non dimenticherò mai. Siete veramente grandi, vi auguro  per il futuro tutto quello che meritate: siete incredibili», ha  concluso il tedesco prima di ricevere dal presidente Lotito,  fischiatissimo, un riconoscimento per cinque anni di gol -  diventati stasera 63 a solo uno dal record di Pandev - e di  successi come la Coppa Italia contro la Roma.     Anche Stefano Mauri ha ricevuto un riconoscimento per le 300  partite con la maglia della Lazio, sulle quali oggi compariva la  scritta Danke Miro. L'omaggio al bomber si è ripetuto a fine  partita, quando la squadra lo ha accompagnato per un ultimo,  commosso giro di campo. Dimenticata la sconfitta, ci sono stati  solo applausi per il campione che lascia in un stadio mai così  pieno in questa stagione deludente per il popolo biancoceleste.

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