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Conte senza paura: "Ma Belgio favorito"
A Balo: "Non vede l'ora di vederli in tv?"

Il ct della Nazionale Antonio Conte

PARIGI. Antonio Conte senza paura. Non fa proclami il ct, ma non pensa a un'Italia intimorita dal sorteggio difficile di Euro 2016: «la Storia parla a nostro favore». Il Belgio «è favorito, anche per la vittoria finale, ma ha giocato con noi e ci conosce. Ed essere sorteggiati contro l'Italia non fa piacere a nessuno. Non mi pongo obiettivi minimi - dice ancora Conte -, non l'ho mai fatto perchè è da stupidi. Dobbiamo avere l'ambizione di fare qualcosa di straordinario. Sarò soddisfatto se avremo dato tutti il massimo, se non avremo rimpianti e recriminazioni. Poi usciamo quando usciamo, ma dopo dobbiamo poterci guardare negli occhi». Il ct è già caldo, il presidente Tavecchio - che gli stava accanto nella sala del sorteggio al Palais des Congres di Parigi - ha riferito che il ct «era tesissimo». «È vero - ammette Conte - l'ho vissuto con la giusta tensione. Da oggi questa competizione è più vicina, dobbiamo essere caldi per poter giocare, io mi sto scaldando nella testa, nel cuore, nelle gambe». Belgio fortissimo, favorito, anche se «nell'amichevole persa hanno avuto episodi favorevoli. Poi la Svezia di Ibra, diventato ancora più forte adesso che gioca vicino alla porta, mentre prima gli piaceva girare per il campo. Infine l'Irlanda con la sua intensità, la preparazione fisica e il 4-4-2».
Ma gli occhi di Conte sprizzano ottimismo e fiducia. Al primo anno nella Juventus, sorprese tutti vincendo. Può accadere anche agli Europei? «È vero, nessuno ci considerava per la vittoria finale, c'era l'Inter del triplete e il Napoli di Cavani. Noi non ci siamo posti obiettivi, siamo andati avanti per vedere dove arrivavamo. Ma lì avevo tutti i giorni i giocatori con me, mentre con la Nazionale ho più difficoltà. Eppure - afferma con orgoglio - abbiamo fatto passi da gigante rispetto alle prime partite, il gruppo è cresciuto, mi consente anche di trovare soluzioni tattiche diverse. La cosa più bella per me, la soddisfazione più grande è vedere che i ragazzi sono come spugne, recepiscono subito le idee». Il punto dolente, anche in questo momento di massima concentrazione in vista di giugno, continua ad essere il braccio di ferro per avere più tempo a disposizione per la Nazionale. Si parla dello stage di febbraio («ci tengo molto - ha detto il ct - non per far giocare chi ha 50 o 70 partite in Nazionale, ma per esempio per gli Under 21 della passata stagione. Devo capire se Sturaro, Berardi, Bernardeschi, sono pronti per la Nazionale ora o per dopo gli Europei»). Ma si parla anche del tasto dolente della conclusione delle competizioni il 15 maggio: «da quando giocavo, i giocatori hanno bisogno di 6 o 7 giorni di riposo dopo il campionato, per staccare la spina. Poi ci restano una ventina di giorni per prepararsi fisicamente e tatticamente. Significa arrivare alla competizione meglio degli altri, correre di più. Mi è stato detto che l'attività agonistica finisce il 15 maggio. Sanno benissimo quello che voglio». I club? «Non sono i club il mio riferimento, io parlo con il presidente». Europei col pericolo terrorismo, Parigi blindata. Conte l'ha vissuta per due giorni: «è incredibile quello che è successo, colpire la gente così. Ieri sera sono andato al ristorante e bisogna dire che un pensiero brutto lo fai... Hanno colpito lo Stade de France perchè volevano fare notizia in tutto il mondo e colpire il calcio significa colpire la gente».
Ma all'Italia manca il centravanti? «Mancano anche 5 mesi - risponde il ct - faremo grande attenzione, la Nazionale non è chiusa a nessuno. Ma noi siamo arrivati qui con determinati giocatori». E Balotelli che ha twittato «non vedo l'ora?». «Ma non vede l'ora di vedere gli europei in tv o di giocarli? Io dico che non ho preclusioni, ma dovrà dimostrarmi tanto, ma tanto tanto...non sarà una passeggiata di salute». Un gesto di riconoscenza per i suoi ragazzi, per la «Nazionale del noi e mai dell'io», un'idea che «i giocatori hanno recepito e assimilato». Infine il futuro. Conte non ne parla. Lo fa per lui un lapsus freudiano, quando parla di inserire i giovani: «devo capire se mi servono adesso per l'Europeo o se mi serviranno dopo per la preparazione al Mondiale». Ma poi sorride e si morde la lingua.

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