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"A Non è la Rai situazioni vomitevoli", bufera su Laura Colucci dopo le frasi choc

Pamela Petrarolo al contrattacco: «Avrebbe potuto dirlo quando Boncompagni era vivo, almeno avrebbe potuto difendersi»

Dichiarazioni choc, inaspettate e che gettano una pesante ombra sul programma cult degli anni Novanta, «Non è la Rai». Sta suscitando non poche polemiche il lungo racconto di Laura Colucci, che come tante altre ragazze dell'epoca ha condiviso quel programma. Senza mezzi termini, Laura Colucci, in un'intervista a Today.it, ha dichiarato di aver assistito a «situazioni vomitevoli» al programma di Gianni Boncompagni.

«Altro che favola...», ha dichiarato Laura Colucci, classe 1970. Aveva 21 anni quando cominciò sin dalla prima edizione, quella condotta da Enrica Bonaccorti. Le sue rivelazioni hanno lasciato altre ragazze del programma «scioccate»Pamela Petrarolo ad esempio ha puntato il dito contro la Colucci, prendendo le distanze da quanto raccontato.

«Con le ex colleghe abbiamo un gruppo su Whatsapp e ci siamo dissociate dalle sue parole, siamo tutte scioccate - ha spiegato a Fanpage.it -. Ad ogni modo non capisco il senso di tirare fuori queste accuse 30 anni dopo, quando Gianni Boncompagni non c'è più». La stessa Laura Colucci ha raccontato di essere uscita dal gruppo Whatsapp.

«Avrebbe potuto farlo quando era vivo, - ha aggiunto Pamela Petrarolo - almeno avrebbe potuto difendersi. Invece no, anzi, la signora era persino presente ai suoi funerali. Forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Gianni è sempre stato per me il punto di riferimento assoluto. Io sono stata spesso a casa sua, ho costruito tre dischi nella sua sala di registrazione, andavo lì insieme gli autori, ma non significa scendere a compromessi. È folle. Lo trovo di cattivo gusto. Forse la signora cercava un momento di gloria sputtanando un programma del quale lei stessa ha fatto parte e facendo diventare Boncompagni un mostro. Gianni meriterebbe rispetto».

E ancora: «Il ricordo di "Non è la Rai" - dice Pamela Petrarolo - è assolutamente il più bello e spensierato della mia adolescenza, non avrei potuto desiderare di meglio. Sono stata molto fortunata a far parte di un contesto come quello, dove a capo di tutto c'erano due geni che hanno creato un fenomeno del quale dopo 30 anni ancora si parla. Quell'esperienza rimarrà sempre nel mio cuore e a loro io sarò sempre riconoscente. Ho mantenuto tante amicizie con le ragazze e siamo tutte d’accordo: ogni volta che ci vediamo, ricordiamo con gioia i momenti vissuti insieme».

L'intervista choc della Colucci - giunta dopo un lungo post sui social - arriva a 30 anni dalla prima messa in onda di «Non è la Rai», il 9 settembre 1991.

«Io purtroppo non sopporto l'ipocrisia, l'incoerenza e soprattutto l'omertà - ha dichiarato sui social la Colucci -. Ho avuto il privilegio di partecipare ad una trasmissione televisiva che per un periodo è stata molto seguita. Il privilegio di far parte a 21 anni di un gruppetto ristretto che guadagnava più di un direttore di banca. Di andare a concerti, discoteche, ristoranti, non pagare ed essere la benvenuta, di firmare autografi come una diva. Ma tutto questo, che apparentemente poteva sembrare e noto che purtroppo continua a voler sembrare una favola, celava aspetti vomitevoli che avrei voluto conoscere in età più avanzata».

Lo spunto per le dichiarazioni di Laura Colucci è arrivato dalla pubblicazione di un libro celebrativo della trasmissione, «C'era una volta Non è la Rai», con gli scatti del fotografo Marco Geppetti. In copertina Ambra Angiolini. La Colucci contesta proprio il clima celebrativo. «Non c'è niente di fiabesco in Non è la Rai, lo sappiamo tutti ma nessuno lo dice. E non mi riferisco al fatto che lui (Boncompagni, ndr) a 60 anni conviveva con una minorenne, perché non sta a me giudicare, ma a tante altre schifezze. Un po' di decenza, un po' di onestà intellettuale. Non era una favola signori, era tutto ciò che di più spietato e crudo vivi se fai parte del mondo dello spettacolo. Forse scriverò un libro. Forse inizio oggi».

Nell’intervista le si chiede se ci sono stato compromessi di natura sessuale. «A me nessuno ha mai chiesto di andare a letto con qualcuno - risponde Laura Coluycci -, però ho vissuto direttamente storie di ragazze che frequentavo che mi hanno confidato di essere dovute scendere a compromessi per poter emergere e fare qualcosa di più rispetto a quello che facevo io ad esempio. Questo gruppetto era più sottoposto a queste richieste e io facendone parte le ho viste, anche se non vissute direttamente». Accuse pesanti, anche perché molte ragazze all’epoca erano minorenni. «C'erano minorenni, c'erano genitori delle minorenni che spingevano...», commenta ancora Laura Colucci.

Nell’intervista anche una frase sibillina su Laura Freddi. «La Freddi l'ho frequentata tanto, però ti dico no comment. Perché ci sarebbe tanto da dire», risponde Laura Colucci a una domanda diretta sulla showgirl.

Laura Freddi non ha ancora risposto a Laura Colucci, ma in alcune dichiarazioni sul trentennale della trasmissione aveva comunque parlato bene di «Non è la Rai» e dello stesso Boncompagni. «Essere ricordata per quell’esperienza ancora oggi mi riempie di orgoglio», ha detto la showgirl. «Vengo identificata come una ragazza “storica” di Non è la Rai, a dispetto del fatto che ho partecipato solo alle prime due stagioni», ha aggiunto. Per Laura Freddi «il ricordo è vivo e fresco perché l’affetto del pubblico è rimasto sempre costante: io me lo sono portato dietro nel corso del tempo e dunque Non è la Rai è come se fosse un tatuaggio sulla pelle». La conferma da un'altra dichiarazione: «Ricordo la spensieratezza che vivevo tutti i giorni. E anche la responsabilità e addirittura la fatica: tra prove e studio noi iniziavamo al mattino per finire la sera, con la diretta in mezzo». Poi su Boncompagni: «Grazie a lui ho iniziato a conoscere quello che poi è diventato il mio mestiere, ha detto con gratitudine Laura Freddi.

A «Non è la Rai» c'era anche una ragazza di Palermo, Monia Arizzi. Monia era avviata nel mondo dello spettacolo, e in particolare della danza, già prima dello show di Canale 5. In seguito ha avuto una buona carriera nello spettacolo e non solo, di lei si ricorda infatti anche un'esperienza in politica, come assessore del Comune di Carini. Oggi, fra le altre cose, conduce un programma su Radio In. E proprio in questa veste due giorni fa, assieme all'ex Miss Sicilia Eliana Chiavetta, ha dedicato uno spazio al trentennale di «Non è la Rai», intervistando fra l'altro in diretta il fotografo Geppetti. Monia Arizzi ha raccontato alcuni aneddoti allegri, ad esempio quello del commento dato dalla nonna («Sembravate tre colombelle») dopo uno stacchetto della stessa Monia e di altre due ragazze bionde, tutte vestite di bianco. Definizione che poi - raccontata dalla stessa Monia a Boncompagni - divenne un must del programma. Dalle parole di Monia Arizzi dette in radio non emerge nessuna ombra sul «dietro le quinte» di «Non è la Rai».

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