Anche un 93enne e il suo compagno 87enne del nord che stavano insieme dal 1960 hanno beneficiato della legge sulle Unioni civili, la cosiddetta legge Cirinnà, che oggi compie due anni. In questo lasso di tempo sono state oltre 17 mila le persone delle stesso sesso che si sono presentate davanti ai sindaci italiani per sancire ufficialmente la loro unione.
Secondo i dati calcolati dal ministero degli Interni, aggiornati al 31 dicembre del 2017, infatti, sono state 8.506 le coppie lgbt che si sono unite in matrimonio, di cui 6073 nel solo 2017. Numeri a quali si debbono aggiungere i dati del 2018 non ancora disponibili.
Ad usufruire della legge sono state soprattutto coppie di uomini che rappresentano i tre quarti sul numero totale. Per lo più si tratta di persone adulte, in molti casi anche molto avanti con gli anni, molto meno i giovani. " C'è stata una corsa - spiega Monica Cirinnà - delle coppie consolidate, quelle che vivono insieme da anni ad accedere ai doveri e ai diritti del matrimonio".
Fra le 6.073 coppie del 2017, sono state 1.514 a sposarsi in Lombardia, 915 nel Lazio, 645 in Emilia Romagna, 599 in Toscana, 597 in Piemonte, 444 nel Veneto, 261 in Campania, 95 in Sardegna. Agli ultimi posti la Calabria con 24 unioni civili celebrate, 6 la Basilicata e 3 il Molise. A guidare la classifica delle città nel 2017 è stata Roma con 845 matrimoni, Milano con 799, mentre fanalino di coda Isernia ed Enna con 1 e Crotone con nessuna unione civile.
La prova che non si tratta di una legge di elite, secondo Monica Cirinnà, è che lei stessa ha partecipato a matrimoni che hanno avuto come protagonisti, ad esempio, "una coppia di uomini che raccoglievano arance e donne che lavoravano nella catena di montaggio della Piaggio". Ma a rovinare il compleanno della legge delle Unioni Civili sono state le dichiarazioni del neo ministro leghista alla famiglia Lorenzo Fontana, secondo il quale le famiglie arcobaleno "non esistono".
"Interpreto le parole del ministro - spiega Cirinnà - come l'annuncio che non riconoscerà ai bambini di queste famiglie, gli stessi diritti e le stesse tutele degli altri bambini italiani, spero di aver capito male. Intanto riconosca cittadinanza piena alle quasi 18 mila persone che in base alla legge delle Unioni Civili sono famiglie a tutti gli effetti".
Dello stesso avviso il presidente nazionale dell'Arcigay Flavio Romani, " l'intervento del ministro Fontana - sottolinea - è stato vergogno, sgradevole ed inaccettabile perché la sua prima frase è stata prendersela con dei bambini".
Il bilancio di questi due anni, per Romani, è "ottimo. Questa legge ha fatto la felicità di quasi 18 mila persone, prima invisibili e che ora hanno un riconoscimento da parte dello Stato". L'esponente dell'Arcigay racconta di aver partecipato a "a tantissime unioni civili sia nelle grandi città, sia in piccoli paesi e sempre tutta la comunità ha partecipato alla gioia delle coppie". Sul fatto che ci sia una disparità tra nord e sud ammette: "Anche se i numeri parlano chiaro, sono sicuro che nel tempo si raggiungerà più omogeneità. Rispetto a dieci anni fa nel Sud la situazione si è sbloccata ed anche se non ci sono sindaci leghisti o integralismi religiosi forse le persone non si sentono ancora così protette.
Il dato inaspettato è che ad usufruire di questa legge sono state le persone avanti con gli anni" Ma i numeri , secondo Romani, "rappresentano un segnale di quanto questa legge fosse attesa. Può ancora essere migliorata. E al ministro non permetteremo mai di toccarla, per fortuna questa legge è abbastanza blindata grazie alla Corte Costituzionale" anche grazie alla sentenza 138 del 2010.
Caricamento commenti
Commenta la notizia