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Vino, anche le grandi cantine adesso puntano sul catarratto

TRAPANI.  Per anni é stato iI vitigno più rappresentativo dei grandi vini bianchi siciliani. È autoctono al cento per canto e le testimonianze della sua presenza in Sicilia risalgono a tre secoli fa. Ne esistono quattro variet: bianco, bianco lucido serrato, bianco lucido spargolo e bianco extra lucido.

Eppure oggi, rispetto ad unta quindicina di anni fa, la sua produzione è quasi dimezzata. Il catarratto, pur rimanendo il vitigno più coltivato nell'isola - che custodisce quasi il totale della produzione nazionale con un 99.8 per cento - piace meno ai consumatori e anche ai produttori che spesso preferiscono vitigni internazionali. «Secondo i dati forniti dal servizio repressione frodi vinicole - spiega il vice presidente dell' Onav, l'Organizzazione nazionale assaggiatori vino, Gianni Giardina - nel 2000 la superficie vitata a catarratto era di 64 mila ettari. Nel 2007 sono scesi a quaranta mila e oggi sono circa 35 mila ettari. Di questi, il 75 per cento sono nel Trapanese, il 15 per cento nel Palermitano ed il resto nella provincia di Agrigento»».

Eppure la sua storia affonda le radici nella storia stessa dell' isola, veniva utilizzato come base nella produzione di vermouth ed è presente in 10 doc siciliane. E' per questo che importanti aziende vinicole hanno deciso di investire ancora su questo vitigno con studi e ricerche, lavoro in vigna e in cantina, che hanno portato alla realizzazione di grandi vini.

«Nell'ultimo anno, in due concorsi internazionali, i vini bianchi premiati con il massimo punteggio sono stati realizzati con uve catarratto», dice l'enologo dell'azienda Castellucci Miano di Valledolmo, Tonino Guzzo, che in questo vitigno crede fermamente.

 

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