PALERMO. Continua la corsa alla riscoperta e alla valorizzazione del germoplasma cerealicolo siciliano. Di anno in anno, infatti, aumentano i contadini che puntano al recupero delle sementi locali; tra queste troviamo il grano mono cocco. Conosciuto anche come piccolo farro, il mono cocco è un' antica specie di grano che si fa sempre più spazio nel mercato, grazie a prodotti innovativi che sfruttano le sue numerose proprietà nutrizionali ed organolettiche. Lo sanno bene Dino Messina e Giuseppe Russo, ricercatori presso il Consorzio Bal latore, realtà che, dal 1997, si occupa in tutta la Sicilia di analisi e studio del settore cerealicolo. I due esperti avevano già dato vita a una pasta di solo grano monococco, usando due tipologie differenti di sfarinato, molite a pietra e a contenuto diverso di fibra e componenti cruscali. Oggi, invece, propongono due nuove etichette: la «Rossa di Hammurabi» e la «Birra di Monococco», due bevande alcoliche simili alla birra. Nel primo caso, utilizzano malto di monococco in purezza, nel secondo, un mix di malto di monococco e malto d' orzo. «Da alcuni anni, studiamo la tecnica di coltivazione del mono cocco e oggi riusciamo a superare i 20 quintali a ettaro - dichiara Messina -. Il passo successivo è stato quello di trasformare questa specie di grano in prodotti finiti; a tale scopo, abbiamo effettuato alcuni test di produzio ne di pasta artigianale e della prima birra di grano monococco. Si tratta di prodotti sperimentali non ancora reperibili in commercio, ma registriamo un buon gradimento e attenzione sia da parte degli operatori della filiera cerealicola che dei consumatori». A beneficiare di questi prodotti potrebbe essere soprattutto un crescente target di consumatori: quelli con sensibilità al glutine, un disturbo che, secondo le ultime stime, manifesta una persona su dieci. «Il grano monococco, la prima specie coltivata dall' uomo nella storia dell' agricoltura, è una tipologia di grano primitivo con un elevato contenuto in antiossidanti- commenta Russo -.Alcu ne indagini, hanno confermato come risulti ben tollerato anche dai soggetti con disturbi nella digestione dei cereali (gluten sensitivity o wheat sensitivity), che rappresentano il 6-8% della popolazione». Un aspetto importante che potrebbe portare, in tempi brevi, a investire in maniera concreta su questa specie di grano. «Queste sono le prime sperimentazioni sul monococco in Sicilia. Tra qualche anno - concludono i due ricercatori -, crediamo che ci saranno le condizioni per costruire una vera e propria filiera organizzata per la produzione di prodotti ad elevato valore salutistico, che sfrutti le opportunità del mercato sempre più attento ai grani antichi».