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Gli esperti bocciano i test genetici per prevenire il diabete: "Nessun valore nella pratica clinica"

ROMA. Test genetici per prevenire la comparsa del diabete e le sue complicanze:il loro utilizzo è di scarsissimo valore nella pratica clinica, pur se importante nella ricerca. A spiegarlo sono i diabetologi della Sid (Società italiana di Diabetologia). Un documento appena licenziato dal Gruppo di Studio 'Geneticà traccia lo stato dell'arte delle ricerche di genetica in questo campo.

«Negli ultimi 6-7 anni- evidenziano gli esperti-sono stati fatti diversi tentativi per commercializzare test genetici. Ma nel caso del diabete 1, informazione genetica e consulenza genetica, possono essere di qualche aiuto in alcune famiglie con un'elevata presenza di individui affetti, ma non nella popolazione generale».

«Ad oggi non è stata individuata alcuna strategia per la prevenzione del diabete 1 e quindi una volta appurato un aumentato rischio non si sarebbe comunque in grado di prevenire la malattia. Bisogna chiedersi se i test di predizione siano veramente utili o se invece non debbano ancora essere lasciati come utile strumento di ricerca nell'attesa di vere strategie di prevenzione» aggiunge inoltre Vincenzo Trischitta, coordinatore del gruppo di studio 'Geneticà della SID.  Mentre per il diabete 2, secondo i diabetologi i pazienti dovrebbero essere sconsigliati dall'effettuare i test genetici in commercio . «La scoperta di una suscettibilità genetica non aggiunge nulla,almeno per il momento,alle informazioni dei biomarcatori non genetici di facile reperibilità ed economici» aggiungono. Lo stesso vale per le complicanze. «Questo documento- conclude Giorgio Sesti,presidente Sid- è indirizzato anche a tutti i medici di medicina generale e specialisti di altre discipline».

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