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Troppi additivi negli alimenti, è boom di allergie

ROMA. Servono a rendere i cibi più gustosi o a conservarli più a lungo, a farli apparire più allettanti migliorandone il colore o il gusto, oppure a combattere le contaminazioni da germi.

Gli additivi alimentari sono più di tremila e si trovano nei cibi più insospettabili, al punto che ogni anno in media un italiano ne consuma un chilo spesso inconsapevolmente, andando incontro ad allergie difficili da diagnosticare, come hanno sottolineato gli esperti al congresso nazionale della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), a Napoli fino a domani.

Per la precisione gli additivi alimentari in uso sono circa 360 e, considerando anche gli aromi, sono oltre 3 mila le sostanze «estranee» aggiunte al cibo. Gli allergici o intolleranti agli additivi sono il 4% di chi non tollera uno o più cibi. Poco meno di 100 mila persone, sottolinea Giorgio Walter Canonica, presidente SIAAIC, ma il numero è in aumento.

«Il metodo migliore per evitare molti degli additivi - spiega - è consumare prevalentemente cibi freschi e se possibile di coltivazione biologica».

Gli allergici ai cibi nel nostro Paese sono più di 2 milioni, pari al 3,5% della popolazione generale. In Italia l'alimento più allergizzante negli adulti è la nocciola (26%), seguita dalla verdura (14%), frutta fresca, soprattutto pesche e albicocche (12%), crostacei (10%), pesce (7%), legumi (6%), semi (6%), grano (5%) Gli under 18 che soffrono di allergie alimentari sono 570mila, 270mila bimbi tra 0 e 5 anni, 180mila tra 5 e 10 anni e 120mila tra 10 e 18 anni. Fra le allergie 'nascoste' segnalate al congresso c'è anche quella al nichel, presente naturalmente in molti cibi.

Secondo alcune stime riguarda fino al 40% dei pazienti con una dermatite da contatto dovuta al metallo, un esercito che conta il 20% della popolazione generale. Per i pazienti allergici SIAAIC avvierà corsi di formazione dedicati a ristoratori e gestori di esercizi alimentari che si terranno in tutta Italia.

«L'obiettivo - osserva Mario Di Gioacchino, vice presidente SIAAIC - è rispondere anche alla raccomandazione del Regolamento Europeo che suggerisce la presenza di personale formato ad affrontare le allergie tra gli addetti al pubblico. Ristoratori e servizi della grande distribuzione che parteciperanno al corso riceveranno un attestato a certificare l'avvenuta formazione, così che il cliente possa sapere che nella struttura certificata verrà offerto un servizio che va al di là della semplice fornitura di un alimento più o meno buono».

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