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Utero in affitto, Crepet: "Ignorati i diritti dei bambini per privilegiare i desideri degli adulti"

PALERMO. «Omicidio premeditato di un genitore. Eugenetica. Delirio di onnipotenza». Non usa mezzi termini lo psichiatra Paolo Crepet per lanciare il suo attacco contro la pratica della maternità surrogata, meglio nota come utero in affitto. E anche contro la fecondazione eterologa, che ne è la premessa. Per il medico autore di molti libri sulle tematiche dei figli, il problema è che si ignorano i diritti del bambino per privilegiare i desideri degli adulti.

Dottor Crepet, nel recente dibattito sulla legge che prevedeva la stepchild adoption (adozione del figlio del partner) e in occasione della recentissima paternità di Nichi Vendola, lei si è espresso pubblicamente con forti critiche verso la pratica della maternità surrogata.
«Certo, l’utero in affitto mi sembra una pratica barbarica. Perché non si tiene conto del bambino. Non si tiene conto del diritto fondamentale del bambino di sapere chi sia il padre e chi la madre. Io non voglio pensare di vivere in un mondo in cui la tecnologia e le nuove tecniche biologiche possano sovvertire la natura fino a mettere in discussione i diritti dei bambini. La nostra identità, il nostro io non è che cambia perché usiamo internet. Con o senza il web siamo gli stessi di mille o duemila anni fa: siamo umani. Quelle domande sul proprio essere e sulla propria famiglia che ognuno di noi si è fatto, i figli dell’utero in affitto se le cominceranno a fare tra dieci anni. "Chi è mia madre? Chi è mio padre?" Qualcuno pensa che sia pronta una risposta ideologica, “i tuoi padri siamo noi”, come se questa fosse la risposta più normale, più scontata. Può darsi che per qualcuno lo sia, a me però proprio non convince, è un sovvertimento dei dati di natura».

Come fa a dirlo?
«Ad esempio ci si basa sulle nostre esperienze con i bambini adottati. Questi prima o poi si fanno la domanda “chi sono io? da dove vengo? chi sono i miei genitori?”. I genitori che non hanno mai detto la verità si ritrovano nei guai, ma anche altri che l’hanno detta si possono trovare nelle condizioni in cui questo non sia bastato. Anche io forse non mi accontenterei, io vorrei andare alla ricerca delle origini. È una cosa naturale. Mi ricordo il bel libro di Walter Veltroni su suo padre che lui quasi non ha conosciuto perché è orto prematuramente. Lui giustamente è andato alla ricerca di suo padre, come hanno fatto tanti. Non è che gli abbiamo detto che era un’esagerazione. Quindi lui stesso riconosce che è una cosa legittima. Se vale per lui, perché non deve valere per il figlio di Vendola? Qualcuno potrebbe dire: la figura paterna è diversa da quella materna: peggio mi sento. Al figlio di un utero in affitto non solo non è riconosciuto questo diritto, ma si crea un doppio trauma: il distacco dalla madre e in più l’impossibilità di avere un’esperienza comune alla stragrande maggioranza degli esseri umani, quella di essere allattato. Anzi, comune ai mammiferi, che si chiamano così apposta».

Ma capita anche in natura che si perda un genitore o che non si possa essere allattati, non è vero?
«Siamo tutti dotati di intelligenza per capire che questo può succedere ma si chiama trauma. Siccome capita un trauma ne provoco altri? Ci sono cose brutte che succedono, e ci sono invece cose che vengono premeditate. Con l’utero in affitto siamo di fronte all’omicidio premeditato di un genitore. Con un’aggravante ulteriore: è una cosa che è possibile fare attraverso un’elargizione molto generosa di denaro. Se io venissi a sapere che la mia vita ha un prezzo... prelude a scenari inquietanti. Si potrebbe aggiungere che c’è anche un problema di censo, e uno di età. 130 mila euro non ce li ha un giovane. Questo vuol dire che le domande importanti in una situazione critica del genere il figlio le farà quando il padre sarà molto vecchio, con quello che comporta. Aggiungo una riflessione. Se questa pratica l’avesse fatta Storace, cosa avrebbe detto gran parte del mondo degli intellettuali radical chic e dell’editoria liberal? Qualche trombone avrebbe parlato di eugenetica, come io credo che sia e non ho paura di dire? Chi usa una maternità surrogata fa delle scelte sul tipo di “madre” e di figlio, o no?»

Se il problema è l’utero in affitto, vale solo per le coppie di uomini omosessuali?
«Vale per una coppia di uomini, una coppia di donne, una coppia eterosessuale. Non è che io ce l’abbia con qualcuno, io mi sono battuto da sempre in favore degli omosessuali. Io pongo un problema antropologico. Due donne o degli eterosessuali non hanno bisogno di trovare un utero esterno, ma è orribile allo stesso modo se gli spermatozoi vengono da un signore sconosciuto, da una provetta congelata. Si propone la stessa problematica con la fecondazione eterologa in genere. Fa tutto riferimento a una sorta di delirio di onnipotenza dell’uomo che dice “la natura mi pone dei limiti, e chissenefrega”. Qualcuno ha allora tirato in ballo il trapianto degli organi. Non scherziamo, non è la stessa cosa: l’utero, crescere nell’utero della madre non è questione di organi, è un sentimento».

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