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"Rischiano il trauma cranico": vietati i colpi di testa ai giovani calciatori americani

WASHINGTON. Vietati i colpi di testa: è la nuova regola introdotta dalla Federcalcio americana e che riguarda i bambini al di sotto dei 10 anni. Mentre per quelli tra i 10 e i 13 anni si raccomanda gli allenatori di limitarne il ricorso. Motivo: troppo pericolosi, troppi rischi di provocare trauma cranici.

Traumi - spiegano gli esperti - che possono lesionare aree cerebrali importanti e portare a malattie letali, come il morbo di Lou Gerigh, o invalidità di vario tipo. Tanto che i colpi di testa sono stati addirittura al centro di una 'class action' intentata da genitori di giovani giocatori contro i dirigenti calcistici.

Proprio in risposta a questa azione legale, la Federcalcio statunitense ha deciso il divieto nelle accademie giovanili nazionali e nei club di soccer Usa.

«È un buon passo in avanti l'aver almeno stabilito un'età minima sino a cui non si può giocare con colpi di testa, ma c'è ancora molto da fare», ha osservato Christopher Nowinski, direttore della NGO 'Concussion legacy Foundation', sottolineando come gli adolescenti rimangono anche con la nuova misura una categoria a rischio di infortuni cerebrali.

Per Robert Cantu, neurologo ed esperto di fama di danni causati dai trauma cranici, proprio i ragazzini tra i 10 ed i 12 anni sono i più vulnerabili agli effetti delle commozioni cerebrali, in quanto sia la loro materia grigia che i muscoli del collo non sono ancora del tutto sviluppati.

Michael Kaplen - avvocato che rappresenta le vittime di trauma cranici e professore di legge alla George Washington University - è in favore di un bando totale dei colpi di testa al calcio per i giovani: a suo avviso le regole introdotte sono una cattiva idea e i limiti di età imposti 'sembrano arbitrari e sciocchi'.

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