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L'Artico si scioglie, minaccia per tutto il Pianeta

ROMA. L'Artico è lontano da tanti Paesi del mondo ma il suo scioglimento sempre più veloce minaccia tutto il Pianeta. Mari che si alzano e sommergono città, esodi di massa e profughi in fuga, malattie, economie in crisi, modifica degli ecosistemi, incendi, migrazioni di uccelli e pesci, liberazione di anidride carbonica per attività microbiche e rilascio di metano dal permafrost, che alzano la febbre della Terra.

Scenari che scienziati e ambientalisti ripetono da troppo tempo avvertendo che potremmo essere ad un punto di non ritorno se non si mette un freno alle emissioni di gas a effetto serra e se non si contiene entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura globale. Ora c'è la consapevolezza politica e la conferenza Glacier in Alaska, voluta da Obama, assicura impegni e interventi urgenti.

L'orso bianco che si sposta a nord perchè non riesce più a cacciare nelle stesse zone e si nutre di delfini o uova di uccelli marini, affollamento di migliaia di trichechi sulle coste per mancanza di lastroni di ghiaccio dove riposarsi, oceani sempre più acidi e corrosivi che alterano la vita di
alcuni organismi marini. La natura dà i suoi segnali.

Il cambiamento climatico in Artico «va arrestato perchè potrà avere altrimenti conseguenze catastrofiche su tutto il pianeta, tenuto conto del ruolo di queste regioni nel moderare la temperatura globale» avverte Enrico Brugnoli, direttore del Dipartimento scienze del sistema della Terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr, che alla conferenza in Alaska ha rappresentato l'Italia assieme al direttore generale del Ministero degli Affari Esteri Giuseppe Buccino.

Il riscaldamento globale nell'Artico «sta già danneggiando le infrastrutture, alcuni villaggi costieri in Alaska stanno scivolando in mare e strade ed edifici subiscono danni - spiega Brugnoli - I cambiamenti hanno effetti negativi sulla salute delle popolazioni locali e sulle loro economie. Occorre lavorare su mitigazione, adattamento e resilienza ai cambiamenti».

Le trasformazioni nelle regioni artiche «a partire dagli anni '60, con il drammatico aumento delle emissioni di CO2 a livello globale, hanno un'influenza sul clima di tutto il Pianeta, in un vortice di meccanismi di feedback positivi che accelerano la fusione dei ghiacci e del permafrost, liberando nuove riserve di carbonio sotto forma sia di metano che di CO2» dice Maria Grazia Midulla responsabile clima ed energia del Wwf auspicando che «un'azione significativa per il clima, diventi una priorità assoluta per tutti i Governi del mondo». La perdita dei ghiacci «provoca uno sconvolgimento nella circolazione globale dell'atmosfera - conclude Brugnoli - con una diversa distribuzione delle piogge, del calore e del freddo», modifiche del ciclo dell'acqua e rischio di siccità più frequente alle nostre latitudini.

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