ROMA. Playlist di musica sempre più vicine ai propri gusti e momenti della giornata, una sbirciatina a quello che ascoltano i propri amici, una foto giusta per il proprio profilo. Si chiama personalizzazione dei servizi e in nome di questo principio del 'su misurà molte piattaforme social cambiano le regole della privacy.
Come il popolare Spotify che sta mutando la propria policy e chiede l'accesso, come già fanno tante app, a contenuti che sono sul nostro smartphone: dalle foto ai contatti, dai file multimediali alla localizzazione. «Se non sei d'accordo, non usare il servizio», spiega la società. E infatti molti utenti in polemica lo stanno abbandonando.
«Con il tuo permesso potremo raccogliere informazioni immagazzinate sul tuo telefonino, come i contatti, le foto o i file media», si legge nella nuova privacy di Spotify. «Leggete attentamente le nuove regole prima di accettarle», ammonisce il sito di tecnologia Wired che alla vicenda dedica un articolo e definisce la policy «criptica». Mentre una altro popolare blog The Verge minimizza: «La nuova policy - spiega - non è raccapricciante o fuori dalla norma, l'azienda si sta solo preparando a servizi futuri».
Dopo le nuove regole non si sono fatti attendere i commenti polemici e le perplessità degli utenti. In molti, ad esempio, trovano poco attinente la richiesta di accesso alle foto da parte di un servizio che si occupa di streaming musicale. Tra questi, c'è il parere di Markus Persson, uno dei creatori del popolare videogioco Minecraft che chiede a Spotify di tornare sui propri passi e nel frattempo si è cancellato dal servizio.
L'amministratore delegato di Spotify, Daniel Ek, cerca di mettere una pezza. «Avremmo dovuto comunicare meglio le nuove regole - si scusa in un post ufficiale -. Vi chiediamo il permesso di accedere ad alcune informazioni che useremo solo per personalizzare la vostra esperienza su Spotify».
La popolare app nata in Svezia e lanciata nel 2008 al momento conta su un tesoretto di circa 75 milioni di utenti attivi, di cui 20 milioni sono a pagamento. E punta a crescere sempre di più: qualche settimana fa ha lanciato un nuovo servizio di notizie e podcast, con l'ambizione di diventare un vero e proprio media. Chissà se questa mossa falsa di Spotify non agevoli il temuto concorrente Apple Music che pare stenti a decollare.
Secondo un sondaggio di MusicWatch condotto in Usa pochi giorni fa, quasi la metà degli utenti ha già smesso di usare il servizio di Cupertino lanciato il 30 giugno scorso e al momento ancora in fase di prova gratuita.
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