ROMA. I 10mila chilometri della rondine, gli 8mila dell'averla, i 35mila della sterna meriterebbero piena attenzione e assunzione di responsabilità da parte di istituzioni e opinione pubblica. Lo ricorda l'Onu con le due giornate dedicate ai migratori, ieri e oggi, che quest'anno trattano in particolare dell'impatto dei sistemi di produzione di energia sulle popolazioni naturali e sulla necessità di una loro riconversione «bird-friendly». «L'Ente Nazionale Protezione Animali - dichiara Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell'Enpa - condivide pienamente questo approccio, necessità di coniugare i modelli energetici sostenibili con il rispetto e la tutela della biodiversità: già abbiamo in passato sottolineato, ad esempio, il pericolo e i danni che le pale eoliche provocano sull'avifauna. Ma in generale nel nostro Paese per i migratori il quadro è del tutto insoddisfacente. Ancora forte il bracconaggio, soprattutto nelle piccole isole - le Guardie Enpa sono state prese a fucilate a Ischia pochi giorni fa durante operazioni di controllo - nella valli del Bresciano sui piccoli uccelli protetti, in Sardegna, nello Stretto di Messina su falchi e cicogne: luoghi tradizionalmente a grande rischio per l'avifauna». «Ma l'illegalità è purtroppo ampiamente diffusa - ricorda Procacci -. La Commissione Europea ha aperto nell'autunno scorso la procedura »pilot« 6955/14 (provvedimento propedeutico all'apertura di una procedura di infrazione), ponendo molteplici quesiti alle autorità italiane sui modi in cui queste intendano garantire che la caccia rispetti i principi di una saggia utilizzazione e che si mantengano le popolazioni delle specie di uccelli, in particolare i migratori, ad un livello che corrisponda alle esigenze ecologiche».