MILANO. Il migliore regalo per i suoi 60 anni, che festeggerà il prossimo 2 maggio, se l'è fatto da sola, com'è nel suo carattere, annunciando sui social che sarà la testimonial della 'family campaign' di Givenchy per il prossimo inverno.
«Per il mio talentuoso amico Riccardo, insieme oggi oltrepassiamo i limiti della moda» ha scritto Donatella Versace sui canali social di casa Versace, postando la foto che la vede ritratta, di profilo, insieme all'amico Riccardo Tisci: «Sono orgoglioso e onorato - ha scritto il direttore creativo di Givenchy sul suo profilo Instagram - di presentare la mia nuova icona».
È forse la prima volta, nel mondo della moda, che una stilista diventa la protagonista della campagna pubblicitaria di un altro marchio, ma Donatella è famosa per essere una donna di rottura. Fu lei, insieme al fratello Gianni, a trasformare le modelle in top model, negli anni '90, portando dalle pagine delle riviste alle passerelle le donne più belle dell'epoca, da Naomi a Eva, da Carla a Cindy. E fu tra le prime a capire il potenziale delle star come veicolo promozionale del marchio, legando il nome Versace a icone come Lady Diana e Madonna e facendo diventare una star planetaria un'attrice allora semisconosciuta come Elizabeth Hurley, grazie al famoso abito chiuso da spille da balia con cui l'allora fidanzata di Hugh Grant si presentò all'anteprima del film Quattro matrimoni e un funerale nel 1994.
All'epoca Donatella - che ha avuto due figli, Allegra e Daniel, dall'ex marito Paul Beck - era il braccio destro del fratello Gianni, che le aveva affidato la direzione creativa del marchio Versus. Un rapporto simbiotico, quello dei fratelli di Reggio Calabria, arricchito dalla presenza del fratello Santo, e drammaticamente spezzato dall'omicidio di Gianni, avvenuto a Miami nel 1997. Per Donatella al lutto si aggiunse la grande
responsabilità di dover prendere il posto dello stilista che aveva reso il marchio Versace uno dei simboli del pret-a-porter e che alla sua morte nominò erede universale la nipote Allegra. Un periodo non facile, in cui a soffrire furono sia la biondissima designer sia i conti dell'azienda, fino al 2004, quando Donatella si ricoverò in una clinica americana per problemi legati all'uso di sostanze stupefacenti.
Proprio il 2004 è l'anno del cambiamento: nel cda entrano dei professionisti, Donatella e la maison iniziano a riprendersi. Solo nel 2007, a 10 anni dalla morte del fratello, Donatella ammette che quelli senza di lui sono stati «anni duri, molto duri. All'inizio è stato normale rimanere legata allo stile di Gianni, cercare di calcare le sue ombre. Poi ho avuto momenti di confusione, cinque anni di crisi anche sul piano personale: se mi stacco dallo stile di Gianni - mi dicevo - non ci riconoscono come Versace, se continuo su quella scia diventiamo 'vecchi'. Poi - raccontava all'epoca - ho capito che anche Gianni sarebbe cambiato, ho capito che dovevo trovare il mio stile. Adesso mi sento davvero Donatella».
Un percorso portato avanti con determinazione e coerenza fino a oggi: «Basta con il passato, non ne posso più, a un certo punto - ha detto lo scorso febbraio prima della sfilata donna - il futuro è come un sentimento che senti arrivare. Io adoro la Medusa, ma il mondo è cambiato». E con lui, grazie a Donatella, lo stile di Casa Versace: l'archivio della maison - scherzava sempre lo scorso febbraio - «è stato ripreso così tanto da me e
da altri che gli darei il giusto riposo».
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